Rudy Zerbi: “Leo ha rischiato di morire, portarlo all’asilo mi ha commosso”
Il 12 settembre ha segnato per molti bambini, il rientro a scuola. Per il piccolo Leo, figlio di Rudy Zerbi, oggi è stato il primo giorno di asilo nido. Il bimbo ha un anno e mezzo e il coach della scuola di ‘Amici‘ ha raccontato con emozione, questo momento speciale. Sul blog, che gestisce sul sito Deejay.it, ha spiegato che portare il piccolo Leo a scuola lo ha commosso, perché il percorso del bimbo è iniziato in salita:
"Oggi primo giorno di nido di Leo, un anno e mezzo. Quella del primo giorno di scuola è un’emozione che conosco abbastanza bene: Tommaso, Luca ed Edoardo ci sono già passati. Ma questo passaggio da casa al nido, mi tocca in modo diverso: Leo ha rischiato di non arrivarci, ha combattuto per la vita insieme a sua madre per tanto tempo e ora, accompagnarlo verso il primo grande passo verso la Vita mi riempie il cuore di gioia e gli occhi di lacrime. In bocca al lupo piccolo, grande Uomo".
Rudy Zerbi: "La mia compagna Maria e mio figlio Leo hanno rischiato di morire"
Nei mesi scorsi, in un'intervista rilasciata a Vanity Fair aveva raccontato che la sua compagna e il suo bambino hanno rischiato di morire, quando Maria era al settimo mese di gravidanza:
"Dieci mesi fa è nato Leo, il mio ultimo figlio. Al settimo mese di gravidanza la mia compagna, Maria, ha avuto un distacco totale della placenta mentre era a casa da sola. Io ero in studio, con il telefono staccato. Gli assistenti hanno cominciato a farmi cenno di uscire, ma io dicevo: un attimo, abbiamo quasi finito. È dovuto venire il produttore a prendermi per un braccio. Quando sono arrivato all’ospedale le infermiere piangevano: stavano morendo sia Maria sia Leo. L’hanno fatto nascere in corridoio ma, una volta nato, aveva bisogno di cure speciali e solo pochi ospedali a Roma hanno le incubatrici per i prematuri gravi, e quel giorno erano tutte piene. Così ci hanno mandati al Casilino, un ospedale di periferia. Lì mi sono reso conto che, nell’emergenza, chi fa la differenza sono proprio gli infermieri, gente che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, che lavora, condivide e piange con te. I bambini che salvano diventano i loro figli, ti chiamano quando torni a casa, ti chiedono di mandare le foto, organizzano una festa all’anno per incontrare di nuovo i bambini salvati. Lì vedi la verità".