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Vedova di Kobe Bryant: “Seppi della sua morte dai social” e fa causa a chi diffuse le foto dei resti

Vanessa Bryant ha fatto causa alla Contea di Los Angeles. L’accusa è quella di avere diffuso le foto dei resti delle vittime dell’incidente in elicottero in cui persero la vita anche suo marito, il cestista Kobe Bryant e la figlia tredicenne Gianna Maria. La donna, poi, ha raccontato di avere scoperto dai social che i suoi cari non c’erano più.
A cura di Daniela Seclì
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Era gennaio 2020 quando Kobe Bryant, 41 anni, la figlia Gianna Maria di soli 13 anni e altri sette passeggeri, morirono in un incidente in elicottero. La vedova del cestista, Vanessa Bryant, ha fatto causa alla Contea di Los Angeles e ad alcuni suoi dipendenti, perché avrebbero diffuso sui media le foto dei resti delle vittime dell'incidente, inclusi gli scatti dei corpi di Kobe e Gianna, infliggendo così alle famiglie un ulteriore trauma. Il 12 ottobre si è tenuta l'udienza, nel corso della quale sono venuti a galla nuovi dettagli su cosa accadde immediatamente dopo la tragedia.

La vedova di Kobe Bryant racconta come apprese della morte del cestista

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USA Today ha ottenuto una trascrizione della deposizione resa dalla trentanovenne. Nel corso dell'udienza, è stato chiesto a Vanessa Bryant come apprese la terribile notizia della morte del marito e della figlia. La donna ha dichiarato che inizialmente le venne riferito che Kobe e Gianna Bryant erano rimasti coinvolti in un incidente, ma che c'erano cinque sopravvissuti. Quindi si convinse che la sua famiglia fosse tra loro. Poi, però, mentre tentava di telefonare a suo marito, apprese dai social la tragica notizia:

"Ero al telefono, perché stavo cercando di chiamare mio marito. E poi sono arrivate tutte queste notifiche che dicevano: "RIP Kobe. RIP Kobe. RIP Kobe'". La mia vita non sarà mai la stessa senza mio marito e mia figlia".

Le foto dei resti delle vittime date in pasto ai media

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Dalla deposizione di Vanessa Bryant emerge un altro dettaglio. Non appena la donna seppe della morte del marito e della sua bambina, avrebbe chiesto espressamente allo sceriffo Alex Villanueva che venisse messa l'area in sicurezza e che non fossero scattate foto alle vittime:

"Chiesi: ‘Se non può restituirmi mio marito sano e salvo, allora per favore che nessuno scatti foto delle vittime. Metta l'area in sicurezza'. Mi disse che lo avrebbero fatto. Nessuno dovrebbe mai sopportare il dolore che sto provando io. Non è giusto che le foto dei resti siano state diffuse. Ho conservato i vestiti che mio marito e mia figlia indossavano quando sono morti. E se ciò che è rimasto dei loro vestiti rappresenta le condizioni dei loro corpi, non posso immaginare come qualcuno possa essere stato così insensibile da non avere riguardo per loro o per i loro cari e condivida le foto come se fossero animali per strada".

Al momento, lo sceriffo Alex Villanueva non ha rilasciato dichiarazioni a riguardo.

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