VipLeaks, risponde Gianluca Neri: “Preoccupato per un’inchiesta piena di contraddizioni”
"Rubavano foto dei vip per rivenderle ai giornali", a leggere il titolo di "GiustiziaMi" stamattina c'è stato come uno squarcio nel cielo del mondo della stampa, perché i nomi sono di quelli importanti: Gianluca Neri di "Macchianera", Selvaggia Lucarelli e Guia Soncini. Stando al decreto pubblicato dal portale, il trio sembrerebbe coinvolto in una furba e torbida spy-story. Vengono infatti accusati di essersi intrufolati nella posta privata dei vip, tramite codici e password ottenuti rispondendo alla "domanda segreta di sicurezza", e di aver rubato materiale sensibile, tra cui le foto di una festa di compleanno di Elisabetta Canalis a Villa Oleandra, ai tempi della relazione con George Clooney. Materiale che avrebbe fatto gola ai professionisti del pettegolezzo, come Selvaggia Lucarelli, in un lungo post su Facebook, spiega: "Dalle carte risulta in verità che la persona che le ha tentate di vendere abbia un nome e un cognome". In realtà sarebbero tre i nomi e i cognomi, in questione, che non vengono citati nel decreto. Tutto è spiegato in una ricostruzione con nomi di fantasia da Gianluca Neri (tuttora in progress) su Macchianera: parliamo di un giornalista, "Raffaele Scompiglia", e il suo direttore, "Alfonso Signoracci" di "Quando", aiutati da un intermediario, titolare di un'agenzia fotografica, "Giovanni Corriere". Questo nuovo terzetto avrebbe cercato di fare tutto il possibile per avere una prova di transazione di queste foto che, stando sempre alla ricostruzione di Neri, non sarebbero mai state trafugate ma trovate, liberamente, su 4chan, il portale già noto per essere stato al centro della vicenda "The Fappening".
Noi di Fanpage.it abbiamo voluto contattare Gianluca Neri per sapere con quale spirito si affronta un processo dove gli unici attori che avrebbero tentato di stipulare una compravendita, in realtà sono fuori dalle indagini.
Sono un po' preoccupato per il semplice fatto che è probabile che in tribunale in tanti non siano molto ferrati sulle cose più tecniche. Un esempio? A chiusura delle indagini hanno pubblicato i miei tabulati telefonici, per vedere se ero stato io a mandare una e-mail ad Alfonso Signorini per la richiesta dei soldi. Se spulci quelle tabelle, si vede che dai miei tabulati io non sono mai online. Loro hanno messo comunque le tabelle, per fare scena.
Il caso del computer sequestrato come "corpo del reato" è grottesco, perché acquistato un anno dopo i fatti che vengono contestati a Neri, Lucarelli e Soncini:
Nel momento in cui tu sequestri un computer e lo dichiari "corpo del reato", ci ravani dentro e non trovi nulla e poi si viene a scoprire che quel computer è stato messo in vendita un anno dopo i fatti, caspita, a quel punto crolla un po' tutto.
Un processo che parte, stando a Gianluca Neri, con almeno 15 contraddizioni.
Ci sono almeno 10-15 punti che, tecnicamente, si contraddicono. Tutte le cose che loro cercavano nel computer e non c'è un solo testo dove io, e le altre due persone indagate, parliamo di soldi, di foto e di altro.
La vicenda, certo, è strana. Viene contestata un'azione fraudolenta, una truffa di finissima ingegneria sociale a tre personaggi che hanno un nome ed una credibilità solida nel mondo del web. Il processo avrà luogo a Milano il prossimo 16 giugno alle 9.30, presso il Palazzo di Giustizia. La paura è che tra due settimane non sia soltanto la reputazione di Neri, Lucarelli e Soncini ad essere in gioco, ma anche quella di un certo modo di fare giornalismo. Da troppo tempo assistiamo ad una crociata silenziosa, ma neanche tanto, nei confronti degli all media, dalla quale trae vantaggio soprattutto la polverosa carta stampata.