A 3 anni, Fabrizio Corona rischiò di morire: gli diagnosticarono un’epatite fulminante
Dal momento in cui è stato scarcerato, ha cominciato a dettare di nuovo legge nel mondo del gossip. La sua storia con Silvia Provvedi sta generando una grossa dose di curiosità nel pubblico, abituato a vederlo da sempre accanto a Belén Rodriguez. Del suo presente si conosce tutto o quasi, ma è il passato di Fabrizio Corona a rimanere ancora avvolto nel mistero. Ci racconta un estratto inedito del Fabrizio bambino Myrta Merlino, conduttrice de “L’aria che tira”, un programma in onda ogni mattina su La7. La donna pubblicherà a breve il libro “Madri”. Il settimanale “Oggi” ha pubblicato un estratto del libro in questione, che racconta proprio la storia di Fabrizio. A parlarne è la signora Gabriella, l’unica donna che non l’ha mai abbandonato. Quest’episodio risale a 37 anni fa, quando la donna uscì dall’ospedale con il suo bambino tra le braccia:
È una madre disperata e sconvolta, una diagnosi che non lascia scampo: epatite fulminante. Le hanno appena detto che il suo Fabrizio, tre anni, non sopravviverà. È devastata. Non sa che fare. Non sa a chi rivolgersi per chiedere aiuto. Poi, all’improvviso, il suo cuore straziato di mamma che non vuole arrendersi le suggerisce un’idea folle: partire subito per Catania. Andare lì, nel profondo Sud da dove chiunque scappa per curarsi anche un semplice raffreddore: nella sua città dove conosce tutti e dove tutti la conoscono forse troverà quell’umanità che a Milano le è mancata.
Lì, Gabriella scopre che potrebbe trattarsi non di epatite, ma di un attacco di favismo:
È la nonna di Fabrizio a ricordarsi che altri in famiglia ne hanno sofferto. È una traccia. È un bandolo a cui si attaccano furiosamente. Arriva la risposta ed è proprio favismo, quello strano male temuto già tanti secoli fa da Pitagora. Un difetto congenito, la carenza di un enzima che, mangiando fave e piselli o assumendo alcuni farmaci, provoca un’improvvisa distruzione dei globuli rossi. Una malattia ereditaria che si manifesta all’improvviso e colpisce soprattutto i maschi. Fabrizio è "salvo" e può essere curato. Gli viene fatta una trasfusione di sangue. Intanto Gabriella, sola in ospedale, pensa al "sogno della guarigione e l’incubo della morte.
La certezza che il piccolo Fabrizio guarirà arriva una sera, dopo che Gabriella legge al suo bambino il libro dei Barbapapà:
Fabrizio le sussurra di avere fame. Lei scoppia in un pianto di gioia, un pianto incontrollabile. Sorride, riempie di baci il suo bambino, mentre chiama a squarciagola medici e infermieri. Dopo la trasfusione le avevano detto che se Fabrizio avesse avuto fame voleva dire che era fuori pericolo, che se l’era cavata.