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Alena Seredova: “Io come Giovannino, Appena nata i medici dissero che avevo l’ittiosi”

Alena Seredova in qualità di testimonial della Onlus Crescere insieme, dell’ospedale Sant’Anna di Torino, ha incontrato il bimbo abbandonato affetto da ittiosi arlecchino: Giovannino. Nel mese di settembre la modella ha avuto modo di vedere il piccolo che è costantemente curato dai medici del reparto di neonatologia. In un’intervista al Corriere della Sera racconta di quanto la storia di Giovannino le ricordi i primi momenti della sua infanzia quando, appena nata, i medici dissero ai genitori che era affetta proprio da questa patologia.
A cura di Ilaria Costabile
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La storia di Giovannino risale ad agosto di quest'anno quando, nato all'ospedale Sant'Anna di Torino affetto dall'ittiosi arlecchino, una malattia degenerativa che interessa principalmente la pelle, è stato abbandonato dai genitori. La vicenda del piccolo nascituro si intreccia incredibilmente con quella di un personaggio noto della televisione: Alena Seredova, che racconta al Corriere della Sera come è avvenuto l'incontro con la mascotte dell'ospedale torinese.

Da bambina le diagnosticarono questa malattia

Alena Seredova dal 2005 è testimonial della Onlus Crescere Insieme al Sant'Anna di Torino. Un'attività che le ha regalato tante soddisfazioni e che è diventata un impegno costante nella vita della modella, che spesso si reca nel complesso ospedaliero per offrire il suo aiuto. Ed è a settembre che fa per la prima volta il suo incontro con Giovannino, la cui storia le ricorda i primi momenti della sua infanzia, come racconta al Corriere della Sera. Il bambino è affetto da ittiosi arlecchino una malattia che, appena nata, le avevano erroneamente diagnosticato i medici dell'ospedale di Praga:

A Praga, i medici pensavano che avessi l’ittiosi anch’io, papà ricorda sempre che, quando mi vide nella culla dell’ospedale, tutta coperta di squame, fece un balzo all’indietro per lo spavento, poi cominciò a piangere. La mia pelle era tutta secca, come rivestita da una corazza ruvida e irregolare. I medici parlarono di ittiosi, ma l’ittiosi arlecchino che ha Giovannino, purtroppo per lui, è una malattia rara per la quale non si conosce cura. Io, invece, ero solo nata con la pelle molto asciutta perché ero stata troppo in pancia: 42 settimane bella comoda. Per curarmi fecero quello che oggi fanno a Giovannino: lo ungono per dare sollievo alla pelle che tira. Per una settimana, mi ungevano tutti i giorni, immergendomi in una bacinella di olio emolliente. Dissero a mia madre che sarei sempre stata male, che non avrei potuto prendere il sole. Poi, la mia pelle fece la muta, come quella di un serpente, e non ho mai avuto problemi cutanei di alcun tipo.

L'incontro con Giovannino

Un ricordo che affonda le radici in un passato ormai molto lontano, un passato di cui la modella è conoscenza solo tramite i racconti dei suoi genitori. Eppure Alena Seredova racconta di essersi imbattuta in Giovannino non in un momento così critico, anzi le cure offertegli dall'ospedale Sant'Anna stavano migliorando la sua condizione, non facile da gestire, tanto che i genitori non hanno avuto il coraggio di prendersene carico e l'ex moglie di Gigi Buffon non ha espresso giudizi su questa scelta, anzi, ha cercati di immedesimarsi nei genitori del bambino:

L’ho visto a settembre. Ero andata a programmare le raccolte fondi per Natale, con la vendita dei panettoni. Mi hanno presentato questo cucciolo, mi hanno raccontato la sua storia e vederlo è stato un momento molto forte. Non l’ho visto nella fase peggiore, cioè appena nato. Ho capito che deve essere una patologia molto dolorosa: la pelle è talmente secca che si rompe, fa le piaghe. Ma medici e infermieri lo tengono sempre unto e, quando l’ho conosciuto, non sembrava sofferente, non piangeva. Si vedeva che era curato con amore. Ho incontrato un bimbo molto vispo, super sveglio. A quanto mi dicono, non ha problemi cognitivi o neurologici, è solo un bimbo che avrà sempre bisogno di cure speciali. Io l’ho portato un po’ in giro nel passeggino. Ho pensato a quanto dovesse essere stato doloroso per i genitori decidere di lasciarlo. So che sono più o meno miei coetanei, che l’hanno avuto con una fecondazione assistita e che, nonostante, tutti gli esami preventivi, era stato impossibile diagnosticare in anticipo una malattia così rara. Non mi sento di giudicarli.

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