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Alessandro D’Alatri si separa dalla moglie col sorriso, come nel suo film Casomai

Come nel suo film “Casomai”, con Fabio Volo e Stefania Rocca, Alessandro D’Alatri si separa dalla moglie dopo 26 anni di matrimonio ma con il sorriso. Il regista de Il Commissario Ricciardi scrive su Facebook: “Anniversario. Celebriamo i nostri 26 anni di matrimonio con un regalo: ci siamo felicemente separati”.
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Nel film di Alessandro D'Alatri del 2002, Casomai con Fabio Volo e Stefania Rocca, un matrimonio dopo una parabola ascendente naufragava – più o meno – dolcemente, prima di un finale sorprendente. Proprio poche ore fa il regista, reduce dal successo de Il Commissario Ricciardi, ha annunciato la separazione da sua moglie ma con il sorriso: "Anniversario. Celebriamo i nostri 26 anni di matrimonio con un regalo: ci siamo felicemente separati".

Un matrimonio finito felicemente

Il regista di Casomai, La Febbre, Commediasexi e I Bastardi di Pizzolfacone è stato sposato con sua moglie, tedesca, per ventisei anni. Un matrimonio felice condito dall'arrivo di due figlie, Federica e Carolina. In una intervista di molti anni fa, a Il Giornale, disse: "Fosse stato per me, avrei fatto un allevamento. Però un figlio costa come una Ferrari, sin dal giorno in cui nasce. Se è difficile per me, che guadagno bene, figuriamoci per un impiegato o un maestro che non arrivano a 2000 euro al mese". 

Il successo de Il Commissario Ricciardi

Alessandro D'Alatri ha costruito il successo della prima stagione de Il Commissario Ricciardi durante una produzione durata tre anni. In una intervista a Fanpage.it  ha dichiarato: "Sul piano umano e professionale, sapevo che questa sarebbe stata l’esperienza più complicata della mia vita. Doveva durare un anno ed è durata tre anni. Ci siamo fermati, ripartiti, fermati e ripartiti ancora". E ancora: "Sono orgoglioso di questo risultato che più che numerico, è proprio qualitativo. Oggi vedere la televisione attraverso i social è un’esperienza straordinaria e vedere che questo pubblico ormai comincia ad apprezzare anche elementi tecnici che vanno oltre la storia, dall’impaginazione alla fotografia fino alle inquadrature, ecco, sentire questa percezione per me vale come un Premio Oscar. È il riconoscimento del lavoro di tante e tante persone". 

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