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Ambra: “Prima dipendevo dagli occhi degli altri, credevo vedessero meglio dei miei”

A 40 anni è arrivata nella vita di Ambra na svolta fondamentale: quella che le ha insegnato a esistere prescindendo dal giudizio degli altri. E, acquisita la consapevolezza necessaria per procedere da sola, racconta: “Sono finalmente libera”.
A cura di Stefania Rocco
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Si dice libera Ambra Angiolini, di quella libertà che prima aveva solo potuto assaporare da lontano. Attrice 40enne, madre di due figli e donna con un doloroso divorzio alle spalle, racconta a Vanity Fair di aver imparato solo da qualche anno ad affidarsi a unico metro di giudizio: il suo. Racconta i blocchi superati con la maturità, uno in particolare: “Dipendere dagli occhi degli altri. Credere che ci vedessero meglio dei miei”. Quello scrutarsi dentro e fuori al fine di ravvedere una qualsiasi rassomiglianza con il diktat imposto dall’esterno, oggi non fa più parte del suo modo di vivere:

Non mi vergogno più di cose che hanno fatto parte della mia carriera di artista, gradite o meno agli altri. Sono finalmente libera da ogni giudizio. E così voglio rimanere.

Ad averle insegnato a soprassedere, a concentrarsi su quello che di davvero importante esiste al mondo, sono stati i suoi figli:

ogni giorno rendo onore al dono prezioso che è stata (parla della figlia Jolanda, ndr). Lo faccio nel solo modo possibile: provando ad occuparmene al meglio, avendo a che fare con lei, con la sua pelle, con le sue parole, con i suoi pensieri. Cercando di conoscere ogni sua insicurezza e paura. Proprio come facevano i miei genitori con me. Anche lei si troverà come me in situazioni in cui dovrà scegliere: se dire un sì o un no. Ecco: io mi auguro che senta in quel no il suono giusto che ha. Quando è toccato a me pronunciarlo, immaginavo che forte di quello sarei potuta tornare e guardare gli occhi di mio padre senza vergogna.

Anche rispetto ai figli avuti da Francesco Renga, però, ammette di essere scesa a patti con la consapevolezza che non ne avrà mai il pieno controllo:

Da genitore puoi incidere per l’80% su come tua figlia starà dentro a quel gioco. Il restante 20 % non dipende da te, e puoi solo incrociare le dita. Bisogna insistere, chiedere ai propri figli come stanno, e se non ci rispondono, se non ce lo vogliono raccontare, magari portarli fuori con noi, anche solo a fare una passeggiata in silenzio. Bisogna insistere. Ma poi non è detto mai. A ogni madre sfugge il controllo totale che vorrebbe. Facciamo pace con noi stesse. Nessuna è perfetta.

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