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Barbara Palombelli: “Il nostro psichiatra ci ha consigliato di mandare Serena Rutelli al GF16”

Barbara Palombelli confessa che sarebbe stato uno psichiatra amico di famiglia a intercedere affinché il marito Francesco Rutelli fornisse il suo benestare alla partecipazione della figlia Serena al Grande Fratello 2019: “Ce lo chiedeva da 10 anni, Francesco non era d’accordo. Il nostro psichiatra ci ha de”.
A cura di Stefania Rocco
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Sarebbe stato l’intervento di uno psichiatra amico della famiglia Rutelli a convincere il noto volto della politica a permettere alla figlia Serena di partecipare al Grande Fratello 16 di Barbara D’Urso. Lo ha raccontato Barbara Palombelli nel corso della puntata del Maurizio Costanzo Show del 2 maggio. La conduttrice di Forum, che ha adottato Serena quando era una bambina, ha fatto luce dietro la vicenda, raccontando i momenti che l’hanno spinta a concedere alla figlia il suo benestare: “Io ero molto d’accordo perché me lo chiedeva da 10 anni. Francesco era contrario. Però abbiamo chiesto aiuto allo psichiatra che ci segue e ci ha detto di mandarla, perché l’avrebbe rafforzata”.

L’infanzia complessa di Serena Rutelli

La partecipazione di Serena al Gf ha messo in evidenza l’infanzia complicata di questa giovane donna, adottata dai Rutelli quando aveva circa 10 anni. Dopo essere stata abbandonata dalla madre, fu portata dal padre in un istituto. L’incontro con la Palombelli sarebbe avvenuto all’interno di quella struttura. La conduttrice di Forum lo racconta nel suo libro: “La storia dell'affido va tenuta segreta, segretissima. Il padre biologico, un uomo violento e pericoloso, allora girava ancora per la città. Potremmo incontrarlo, lui o uno dei suoi amici malavitosi, le ragazze ne hanno il terrore. Non devono uscire foto sui giornali, nessuno deve sapere. I primi anni sono resi complicati anche dalla burocrazia: ‘Io non sono ancora nessuno, per le piccole’”.

La figura del padre biologico

Le difficoltà maggiori la famiglia Rutelli le avrebbe incontrate con il padre biologico di Serena e Monica, altra sorella adottata. Sempre nel suo libro, la Palombelli scrive: “Il tribunale, che aveva più volte messo sotto processo il padre biologico per violenze fisiche e altri reati, condannandolo a sei anni in via definitiva, non faceva decadere la patria potestà nonostante gli ormai tre anni di distacco dalle piccole. Senza la dichiarazione dello stato d'abbandono, nessun minore può diventare adottabile. E lui, che non era in carcere […] continuava a vagabondare. ‘Un giorno tornerò e vi ucciderò tutte’, aveva detto. Ogni tanto Serena continuava a chiedermi: ‘Non è che un giorno ci trova?’”.

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