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Claudia Rivelli arrestata per traffico di droga, la sorella di Ornella Muti ai domiciliari

La donna, 71 anni, era già stata arrestata lo scorso settembre, in seguito a un’irruzione in casa della polizia, che aveva seguito l’arrivo di un pacco all’interno del quale è stato ritrovato un flacone da un litro di liquido inodore. In seguito ad analisi si era scoperto essere esattamente Gbl, quella che viene definita droga dello stupro.
A cura di Andrea Parrella
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C'è anche Claudia Rivelli tra le persone arrestate dai Nas nell'operazione contro il traffico di sostanze stupefacenti tra cui la droga dello stupro. Per Rivelli, 71 anni, attrice e sorella dell’attrice Ornella Muti, è stata disposta la misura cautelare dei domiciliari, l’accusa è di importazione e cessione di sostanze stupefacenti, nell'ambito di un’indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Roma, Giovanni Conzo.

Sono 39 le persone arrestate

In tutto sono 39 le persone raggiunte dalle misure cautelari e tra le insospettabili c'è proprio Claudia Rivelli. Oltre a lei, come riporta Il Messaggero, ci sono "un medico odontoiatra, un avvocato, un funzionario di un ente locale, un insegnante che faceva giungere proprio presso la scuola media in cui è impiegato le spedizioni contenenti i pericolosi catinoni sintetici, due impiegati di banca, due militari in congedo e un architetto".

Tra le sostanze commerciate illegalmente e al centro dell'indagine, oltre a Gbl anche eroina sintetica (fentanili), catinoni sintetici, benzodiazepine, sostanze ad effetto psicotropo. Stando a quanto ricostruito venivano acquistate dall'estero sul web o sul darkweb. La Procura di Roma è riuscita a ricostruire le rotte internazionali delle sostanze, che arrivavano principalmente da Canada, Polonia e Repubblica Ceca, ma anche da Cina, Olanda, Francia e Croazia.

L'arresto di Rivelli a settembre

Rivelli era già stata arrestata lo scorso settembre, in seguito a un'irruzione in casa della polizia che aveva seguito l'arrivo di un pacco all'interno del quale è stato ritrovato un flacone da un litro di liquido inodore che poi, in seguito ad analisi, si era scoperto essere Gbl, volgarmente detta droga dello stupro, perché in grado di inibire la volontà e cancellare i ricordi. Non era l'unico flacone presente in casa, un altro contenitore da un litro con la stessa sostanza si trovava sul tavolo della cucina, così come un altro, ancora imballato.

"La uso per pulire l'auto", aveva detto la donna

In quel caso la donna si era giustificata affermando che utilizzasse quel prodotto esclusivamente per le pulizie di casa. "La uso per pulire l’auto di mio figlio e per lucidare l’argenteria – aveva spiegato al giudice Valentini dopo aver trascorso una notte in cella di sicurezza – Per me è una specie di acquaragia. Me l’ha fatto scoprire mia madre, che la utilizzava da vari anni: prima di morire aveva chiesto a mio figlio di ordinarla su internet, ma invece di un flacone ne sono arrivati due. Ha pagato lui, io non sono pratica".

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