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Emily Ratajkowski accusa il fotografo Jonathan Leder di violenza sessuale, lui: “Falso”

La modella parla di una violenza che risalirebbe al 2012, quando posò per un servizio fotografico di nudo nell’abitazione del fotografo, che qualche anno dopo avrebbe pubblicato quegli scatti senza il suo consenso. “Faceva davvero male”, è il racconto inquietante della Ratajkowski, cui Leder ha risposto bollando le accuse come “false” e “infantili”, per ottenere “pubblicità”.
A cura di Valeria Morini
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Accuse choc da Emily Ratajkowski che sostiene di essere stata vittima di un'aggressione sessuale da parte del fotografo Jonathan Leder, nel corso di uno shooting di nudo effettuato nel 2012. La modella americana sostiene inoltre che Leder avrebbe pubblicato quelle stesse foto quattro anni dopo, senza il suo consenso. Lui ha negato con forza le affermazioni, definendo le accuse "totalmente false" e bollandole come un tentativo di ottenere "visibilità mediatica e pubblicità".

L'incontro con Jonathan Leder nel 2012

La top model, 29 anni e un seguito su Instagaram da 26 milioni di follower, sostiene di essersi recata otto anni fa nell'abitazione di Leder nei Catskills (area montuosa dello stato di New York) al fine di posare per una rivista di fotografia chiamata Darius. In un articolo scritto per The Cut, la Ratajkowski racconta il primo incontro con il fotografo, che all'inizio appariva indifferente: "Più sembrava disinteressato, più volevo dimostrarmi degna della sua attenzione. Sapevo che impressionare questi fotografi era una parte importante per costruire di una buona reputazione". Al suo arrivo a casa di Leder, si sarebbe sentita notevolmente sollevata dalla presenza di due bambini nell'abitazione, oltre che della truccatrice.

Quando ha posato della lingerie su una sedia, ho iniziato a capire che tipo di ragazza voleva che fossi. Il mio agente non aveva detto che avrei dovuto posare con la biancheria, ma non ero preoccupata; avevo già fatto innumerevoli servizi di lingerie.

Il racconto della presunta violenza

Dopo il primo shooting, lei e Leder avrebbero dunque cenato insieme: "Mi sono assicurata di non mangiare troppo, mentre Jonathan mi riempiva silenziosamente il bicchiere e io continuavo a bere". Dopo il quarto bicchiere di vino, lui le avrebbe suggerito di posare senza veli nelle foto successive: "Nel momento in cui ho lasciato cadere i miei vestiti, una parte di me si è dissociata. Ho cominciato a galleggiare. Guardavo me stessa dall'esterno, mentre mi sistemavo sul letto". Dopo quegli scatti, la truccatrice sarebbe uscita ed è a quel punto che sarebbe avvenuta la presunta violenza:

Mi sono irrigidita quando la sua presenza si è dissolta dal soggiorno. Ero arrabbiata con lei per avermi lasciata sola, ma non volevo ammettere a me stessa che la sua presenza aveva fatto la differenza. Non ricordo baci, ma ricordo che le sue dita erano improvvisamente dentro di me. Sempre più forte, spingeva come nessuno mi aveva toccato prima né mi ha mai toccato da allora. (…) Faceva davvero, davvero male. Ho portato istintivamente la mia mano al suo polso e ho tirato fuori le sue dita da me con forza. Non ho detto una parola. Si è alzato di scatto e si è precipitato silenziosamente nell'oscurità su per le scale. Non ho mai detto a nessuno quello che è successo, e ho cercato di non pensarci.

Jonathan Leder nega le accuse

Contattato da The Cut, Jonathan Leder (che nel frattempo ha chiuso il suo profilo Instagram) ha negato le accuse, definendole "troppo pacchiane e infantili per rispondere". Più articolata la sua risposta al tabloid inglese Daily Mail: "Le accuse della signora Ratajkowski sono totalmente false. Mi dispiace per lei, è arrivata a un punto della sua carriera in cui deve ricorrere a tattiche come questa per ottenere visibilità mediatica e pubblicità. È vergognoso. Penso che sia anche vergognoso pubblicare accuse così sordide, dozzinali e infondate contro chiunque". Qualche anno dopo l'accaduto, Leder pubblicò tre libri dedicati ai suoi scatti di Emily Ratajkowski (uno dei quali intitolato "Due notti con Emily"). La modella negò di aver acconsentito alla pubblicazione di questi volumi (il consenso riguardava solo la rivista), parlando esplicitamente di "violazione": "Queste foto utilizzate senza il mio permesso sono un esempio esattamente l'opposto di ciò che rappresento: le donne che scelgono quando e come vogliono condividere la loro sessualità e il loro corpo". Il suo avvocato le sconsigliò un'azione legale. Nel suo articolo-confessione, ha raccontato di aver parlato solo adesso, per fare in modo che Leder non avesse più potere su di lei.

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