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“Eroina nel ‘Oprah Tea’ di Starbucks”, cliente fa assurda causa da 15 milioni

Un uomo intenta causa alla conduttrice e due impiegati Starbucks, sostenendo il tè servitogli fosse mischiato con eroina e allucinogeni. Ma la causa è assurda, più di tutto perché risale a sei mesi prima che il “Oprah Chai Tea” associato alla conduttrice Oprah Winfrey, fosse lanciato sul mercato.
A cura di Andrea Parrella
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Pare assurdo ed impensabile anche solo a sentirlo, perché la causa intentata da un cliente contro Starbucks e la conduttrice televisiva, vera e propria icona nazionale in America, Oprah Winfrey (Barbara D'Urso l'ha recentemente confusa Michelle Obama), ha dell'incredibile. La nota catena di bevande e dolciumi serve ai propri clienti un tè che porta il nome della conduttrice, ovvero "Oprah Chai Tea", un'operazione di marketing di non poco conto. Ma un cliente ha appunto intentato un'azione legale sostenendo che lo staff del locale visitato abbia aggiunto all'interno della bevanda una dose considerevole di eroina, allucinogeni. E' quanto ha riportato il giudice federale, che ha appunto inviato la comunicazione alla conduttrice così come alla catena.

Starbucks respinse una sua domanda di lavoro

Ad intentare causa è stato Vernon Charles Allen Merriweather, che inoltre ha anche affermato avesse tentato di presentare una candidatura lavorativa nello stesso locale Starbucks, affermando di essere stato respinto in malo modo, con parole poco gentili. Come senon bastasse, se qualcuno stesse davvero prendendo seriamente questa iniziativa legale, va detto che l'uomo sostiene di essere stato intossicato dal prodotto che porta il nome di Oprah Winfrey sei mesi prima che questi venisse effettivamente lanciato sul mercato. Una cosa che non ha assolutamente fatto desistere l'uomo dal procedere nell'azione legale, anzi tutt'altro: ha deciso di indirizzarla sia alla conduttrice sia, perché no, ai due dipendenti di Starbucks che l'hanno respinto accusandoli di discriminazione.

Richiesta "modesta" di risarcimento da 15 milioni

La modica cifra di risarcimento chiesta è di soli 15 milioni di dollari. Ma, complessivamente, analizzando la questione ad occhio e croce, pare evidente come l'operazione sia tutta figlia del disguido creatosi con i dipendenti in occasione della presentazione della candidatura. Per scaltrezza, ma nemmeno tanta, l'uomo avrà pensato che tirare in ballo il nome della popolare conduttrice potesse dare lui maggiore risonanza. E, in effetti, non sbagliava del tutto.

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