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Fabrizio Corona: “Penso che morirò ammazzato”

In una lunga intervista rilasciata a Candida Morvillo per il Corriere della Sera, Fabrizio Corona fa i conti con il suo ‘dio’, come ama definire se stesso, e i suoi demoni. “Penso che morirò ammazzato, tanti mi vorrebbero morto” dice e poi parla di Nina Moric e Belen Rodriguez, amori rivelatisi essere non veri.
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È uscita l’autobiografia di Fabrizio Corona intitolata Come ho invento l’Italia, pubblicata con la Nave di Teseo. Candida Morvillo intervista l'imprenditore per Il Corriere della Sera e ciò che ne viene fuori è il ritratto di un ‘dio', come ama definirsi lui, onnipotente nonostante gli eventi nefasti che hanno travolto la sua vita: "Se non fossi un dio, ora sarei, brutto, grasso, finito. Invece, continuo ad andare in tv e fare cinque punti di share, ogni anno faccio un marchio diverso e la gente lo compra e, se non fossi ai domiciliari, sarei ancora il più richiesto nei locali. Se tornassi a fare Fabrizio Corona sarei ancora un uomo da tre milioni di euro l’anno".

La storia dell'omicidio e gli anni in carcere

La giornalista affonda sulla storia di un presunto omicidio commissionato ai suoi danni e Corona inizia a raccontare di due albanesi che un giorno arrivano nel suo ufficio per un chiarimento su una somma di denaro di cui sarebbe stato debitore a un mister X. Scatta la rissa, gli albanesi scappano, di lì la soffiata sull'acquisto di una pistola che sarebbe servita, stando alle sue parole, a gambizzarlo:

Un tale mi dice che c’è uno pesante di una famiglia balorda che mi vuole parlare. Mi dice: sono venuti due albanesi per comprare una pistola e noi, prima di vendere una pistola, vogliamo sapere a che servirà. […] A che serviva? A spararmi. Immagino a gambizzarmi. […] Io penso che morirò ammazzato.

Il racconto inevitabilmente si sposta agli anni in carcere e ai criminali con i quali ha dovuto avere a che fare e che, in qualche modo, saprebbero dove trovarlo una volta usciti:

Ho fatto sei anni di carcere, anche in quelli di criminali efferati, gente di cui ho dovuto essere amico per salvare la pelle e che, quando escono, sanno dove trovarmi. Ora, magari arrivano e dicono: prestami diecimila euro. E io: ‘sto cavolo. E questa è gente che se la prende. Tanti mi vorrebbero morto".

Nonostante la giornalista accenni a definire la biografia come quella di "un criminale italiano", Fabrizio Corona resta saldo nella sua identità e fornisce la definizione più aderente possibile alla personale interpretazione del suo vissuto: "non sono mai stato un criminale, sono un furbo navigato che non ha fatto male alla povera gente, ma ha sfruttato e fregato un sistema già di per sé corrotto".

Un libro destinato a diventare una docuserie

Un libro destinato a diventare un film, un docufilm o una serie? A quanto pare la trattativa è in corso e spunta già un nome inaspettato al suo fianco, quello di Asia Argento, che dovrebbe occuparsene ancora non si sa con quale ruolo: "Ho incontrato tante case di produzione per trattare i diritti. Avevo chiuso un docufilm, ma prima di firmare è arrivato un produttore che vuole fare film e docuserie e sto andando avanti con lui. Alla docuserie, è probabile che lavori Asia Argento. Comunque… Tutti mi hanno detto: non pensare che ne esci bene. Sicuramente è così".

Nina e Belen, "create ma mai davvero amate"

L'amore nella vita di Corona non è così irrilevante come spesso vorrebbe far credere. In primis, quello per il figlio Carlos Maria e poi per la madre, che resta, nonostante tutto, ‘un punto di riferimento'. Le sue ex però tornano alla memoria nell'intervista al Corsera e si inseriscono nella cartella dei finti amori, con la nuova consapevolezza di averle in qualche modo ‘create' ma mai veramente amate:

Sono progetti anche gli amori. Confondi le cose. Ti innamori degli altri che si innamorano della tua storia. Io, più Belén Rodriguez o Nina Moric diventavano famose, più le amavo. Ma ora so che non era vero amore. Se ami, non potresti fare quello che fai alle persone con cui stai. Tipo ho venduto le foto di me e Belén che facevamo l’amore alle Maldive e ho finto di cercare, disperato, chi aveva osato scattarle.

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