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Gina Lollobrigida drogata e violentata a 18 anni da un calciatore: “Una vergogna che non va via”

L’attrice, 90 anni, ha raccontato a Libero l’esperienza di umiliazione subita quando era ancora una studentessa e un calciatore della Lazio, di cui non rivela il nome, la drogò e abusò di lei quando ancora era vergine: “Mi sentivo distrutta e mi sposai in fretta con quello che fu mio marito per superare il trauma, non per amore”.
A cura di Andrea Parrella
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Mettere tutto in un unico calderone, mettere tutte le vicende e i racconti sotto un'unica grondaia, sarebbe un errore, ma non c'è dubbio che quanto accaduto in America con lo scandalo Weinstein abbia fatto da sturo e valvola di sfogo affinché molte donne raccontassero esperienze personali drammatiche, rimaste fino a quel momento inconfessabili. Chissà che questo non riguardi, in parte, anche Gina Lollobrigida. L'attrice si è aperta in un'intervista rilasciata a Libero, confessando di essere stata vittima di violenza di un calciatore della Lazio quando aveva 18 anni ed era solo una studentessa nella Roma del dopoguerra. L'attrice aveva già parlato di due molestie subite, ma questa volta decide di entrare nel dettaglio, per restituire il senso di umiliazione patito.

Drogata prima, poi violentata, da una persona per la quale aveva provato un sentimento importante dal quale si era vista costretta a retrocedere, perché lui era già impegnato. Gina Lollobrigida racconta di aver reincotrato questa persona tempo dopo ed essere stata invitata una festa. Festa che in realtà non esiste, in un luogo in cui si ritroverà da sola con la persona di cui non svela l'identità. Si ritrova all'improvviso nuda, su un letto, in una stanza che non è la sua. Non comprende perché si trovi lì senza biancheria intima e lui le dice che si è sentita male, per questo l'ha messa sul letto.

Restai frastornata per diversi giorni. Piano piano iniziai a realizzare che quella sera ero stata violentata. Ma era un pensiero che cercavo di ignorare. Volli dimenticare. Per andare avanti. Ero vergine

Ma c'è un secondo capitolo della storia, che si verifica tempo dopo quella notte terribile. I due si incontrano ancora una volta: "In questa occasione, decise di rivelarmelo: aveva abusato di me – racconta l'attrice 90enne – Restai sconvolta non solo da quella verità, di cui dentro di me ero sempre stata cosciente, ma dalla cattiveria di quell’uomo, di cui ero anche stata innamorata un tempo". Un dolore, un senso di vergogna, che lei si è portata dietro per quasi 70 anni e che tentò di sopprimere e nascondere sposandosi: "Mi sentivo distrutta e mi sposai in fretta con quello che fu mio marito per superare il trauma, non per amore".

Eppure la Lollobrigida traccia linee di confine con l'intento di evitare che i piani si confondano e si commetta esattamente l'errore di generalizzare, accomunare casi diversi, mettere insieme la violenza e le proposte indecente, o i casi limite che avvengono sul lavoro, soprattutto nel mondo del cinema: "Si sente parlare tanto di abusi sessuali nel cinema. Una realtà che esiste, purtroppo. Ma è necessario distinguere lo stupro o la molestia dalla proposta indecente fatta sotto la promessa di un beneficio e che purtroppo in molte accettano". Poi l'attrice prosegue:

A me è capitato di ricevere questo tipo di offerte, le ho declinate anche in modo brusco, non mi sono mai sentita vittima degli uomini che hanno provato a portarmi a letto. La violenza sessuale è ben altra cosa. Da quella non ci si può sottrarre. Viene subita. Senza scampo. Quel senso di vergogna non può essere lavato via. E questo è il dramma della mia vita

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