I preti e il sesso: ricatto a Bergamo e video de Le Iene
Una brutta avventura per un parroco di Treviglio. Una ragazza ventenne di origini romene avrebbe sedotto il prete e poi ricattato con la complicità di un suo connazionale. Se non fosse una storia drammatica potrebbe essere uno spunto per una trasmissione stile la Pupa e il Secchione, dal titolo la Pupa e il Pastore.
La ragazza quasi un anno fa era entrata in contatto col prelato, fingendosi povera e indigente, perseguitata da un compagno violento. Il parroco da buon pastore, l’aveva accolta nel suo gregge, dandole ospitalità. Ed è li che è scattata la trappola. La giovane, probabilmente molto avvenente, ha iniziato a sedurre il prete, che aveva preso molto a cuore la ragazza, facendole dei prestiti sostanziosi. Il prelato si prodigò per trovarle un impiego e ci riuscì, che però rifiutò adducendo motivi burocratici. Dopo questo episodio la ragazza scomparì, partendo forse per la Romania.
Dopo un anno la ragazza si fa risentire e invita il prete in un’albergo della zona. L’uomo di chiesa cede definivamente alla tentazione della carne e viene ripreso e fotografato dal complice. Il giorno seguente il parroco riceve proprio la visita dell’uomo, che mostrandogli le foto compromettenti in cui è perfettamente riconoscibile mentre fa sesso, lo minaccia di farle avere a tutti i parrochiani, e gli chiede 70.000 in contanti.
Il prete non si perde d’animo, e consapevole di perdere l’anonimato, denuncia l’uomo ai carabinieri. L’uomo viene facilmente identificato e arrestato, essendo una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, ma della ragazza non c’è traccia.
Il comando dei carabinieri di Bergamo ha tenuto a precisare che non si tratta del primo caso del genere, e si sospetta possa esistere una vera e propria associazione a delinquere che operi in questo modo.
Non si sa ancora se il parroco rimarrà al suo posto o sarà rimosso dal suo incarico.
Una storia inversa rispetto a quella raccontata da Le Iene, in cui una ragazza racconta di essere stata abusata da un prete e di essersi decisa a denunciarlo solo 10 anni dopo.
Stefano Brosca