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I segreti del piccolo Renzi, dagli amori non confessati ai sogni di bambino

Il settimanale “oggi” raccoglie alcune informazione sull’infanzia del prossimo premier, l’amore inconfessato per una consigliera comunale e il suo talento calcistico. Il uso allenatore: “Era un mini Pogba”.
A cura di A. P.
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Indubbio dire che negli ultimi giorni l'attenzione nazionale sia tutta orientata nei confronti di Matteo Renzi, appena nominato presidente del Consiglio e chiamato a formare un nuovo governo che sostituisca quello guidato da Enrico Letta. Ma indubbiamente oltre alle critiche per la sua sconfinata ambizione e l'egocentrismo che da sempre lo caratterizza, a catalizzare l'attenzione di molto sono anche e soprattutto le sue vicende private, se non altro per scoprire un po' di più di colui che ci guiderà, a detta sua, almeno sino al 2018. Come sappiamo Matteo Renzi è sposato con Agnese Landini dal 1999 ed ha due figli. E' notizia fresca che Renzi abbia deciso di dormire a Palazzo Chigi mentre sua moglie per ora rimarrà a Firenze. Ma quello che fa emergere "Oggi" è un altarino che in pochi conoscevano, ovvero che aldilà dell'aspetto, dei suoi modi guasconi, Renzi è stato anche timido, specie in amore.

A dimostrarlo sarebbe una "relazione" mai nata, se così la si può definire, ovvero quella con Federica Morandi, non solo coetanea, ma anche consigliera comunale del Pd, che ha confessato si trattasse semmai di un amore mai confessato: "Una cosa da bimbi, via. Lui me l’ha confessato qualche mese fa, davanti ad altri ex compagni. Finita la scuola, io e Matteo facevamo la strada assieme, ché abitavamo uno accanto all’altra. Non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi, si aveva 12-13 anni". Mentre il profilo di Renzi da bambino non era molto diverso da quello che molti ora evidenziano. A parlare in questo caso è l'amico Alessandro Lupi, che sempre a "Oggi" dice:

Mi ricordo alla perfezione i temi delle elementari: noi “normali” scrivevamo che da grandi volevamo fare il pompiere, il calciatore o la maestra… Lui aveva una sola idea in testa: diventare Presidente della Repubblica

E se non dovesse bastare l'immagine di un uomo che pareva già predestinato, hanno parlato anche allenatori e dirigenti della sua squadra quando era ancora giovane. L'allenatore Gianluca Toti lo definisce addirittura un Pogba in miniatura: "L’era un bel mediano, Matteo, aveva i piedi grezzi, il destro un po’ meglio. Suppliva con la grande forza di volontà, col carisma del leader: incoraggiava i compagni, li sgridava. Non le dico che voleva dettarmi la formazione, ma quasi". Infine il suocero Adriano, che per suo genero non può che spendere buone parole: "Matteo l’ho conosciuto che ne aveva 16, di anni, e ho capito subito che aveva quella stoffa lì: una sovrabbondanza di doni e la voglia di condividerli. Quel figliolo è una benedizione"

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