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Il figlio di Paolo Villaggio: “Mio padre egocentrico e invadente, difficile stare con lui”

Piero, figlio di paolo Villaggio, non dipinge il padre 85enne con tenerezza. Lo definisce “megalomane, invadente ed egocentrico” e rivela che i suoi problemi con la droga sarebbero stati legati anche al continuo confronto con un uomo tanto ingombrante.
A cura di Stefania Rocco
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Di Paolo Villaggio si è parlato spesso negli ultimi anni, non sempre in termini positivi. Dopo il sospetto infarto di qualche tempo fa, ha ammesso di aver spesso finto dei malori solo allo scopo di finire sui giornali. Ciò che lui racconta di se stesso si accorda sul ritratto che ne fa il figlio Piero all’interno del suo primo libro “Non mi sono fatto mancare niente”. Nelle pagine da lui scritte, Piero non è tenero con il padre ormai 85enne. Lo dipinge come un uomo egocentrico, megalomane e invadente, una persona con la quale ha sempre sofferto il confronto:

Relazionarsi con lui è molto difficile. È una persona molto invadente ed egocentrica, come quasi tutti quelli che fanno il suo mestiere. La prima volta che sono riuscito a parlargli liberamente risale all’incirca a dieci anni fa, prima di allora non avevamo mai avuto una relazione padre-figlio canonica. Ha letto il mio libro. Gli è piaciuto ma voleva darmi dei consigli. L’ho ringraziato ma gli ho risposto che credevo fosse la persona meno adatta a darmi delle indicazioni in questo frangente.

Piero Villaggio: “A 17 anni facevo uso di eroina”

Il figlio di Paolo Villaggio racconta che, anche a causa del continuo confronto con il padre, avrebbe cominciato a drogarsi all’età di 17 anni:

Il libro è incentrato sugli anni della mia tossicodipendenza. Ho creduto a lungo che non interessassero a nessuno ma mia moglie mi ha convinto a proporre i miei racconti ad un editore. La Mondadori ha creduto nel progetto ma sono consapevole che se non mi chiamassi Villaggio l’interesse non sarebbe lo stesso. Il mio rapporto con l’eroina è cominciato prestissimo, avevo 17 anni. La mia passione è stata quasi interamente consumata dalla dipendenza. Se a questo aggiungiamo il fatto che non ho mai avuto necessità di lavorare per mantenermi capirà che è stato difficile trovare la mia strada. È vero, ho amato lo studio e la fotografia ma la verità è che non sono mai stato coerente e se sposti la sua attenzioni di continuo non approfondisci mai quello che sai fare veramente. Il confronto con un artista ingombrante come mio padre mi ha inevitabilmente condizionato. Non mi sono mai sentito all’altezza ed è forse per questo che oggi mi ritengo insoddisfatto.

Dal tunnel della droga è uscito, ma Piero ammette di non essere riuscito ancora a superare tutti i suoi problemi, anche se di anni oggi ne ha 53.

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