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Kasia Smutniak: “In Mustang pregarono per giorni per lo spirito di Pietro Taricone”

Quando Pietro Taricone visitò il Mustang rimase profondamente colpito dal misticismo e dalla bellezza di quel luogo. Gli abitanti, seppur umili, erano sempre pronti ad accogliere. Così, l’ex gieffino decise che doveva fare qualcosa per loro. Purtroppo, però, a giugno del 2010 morì. Le persone del posto pregarono a lungo per il suo spirito.
A cura di Daniela Seclì
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Kasia Smutniak ha rilasciato una lunga intervista a Grazia, nella quale ha parlato della passione per il Nepal e di come Pietro Taricone abbia contribuito ad accrescerla:

"Con Pietro siamo stati una volta sola nel Mustang e non ci è voluto molto per innamorarsi di quel posto, della sua cultura e della sua gente. Tutto è cominciato un giorno che è tornato a casa urlando: «Andiamo in Mustang!». Non so dove ne avesse sentito parlare, forse leggendo un libro, un articolo o semplicemente guardando la rivista National Geographic. Mi sono fatta contagiare dalla sua voglia di avventura e presto siamo partiti per esplorare l’antico Regno di Lo".

Così, hanno intrapreso quel viaggio che avrebbe cambiato per sempre le loro vite. Entrambi hanno conosciuto il misticismo ma anche l'estrema povertà di quella terra e ne sono rimasti profondamente colpiti:

"In quel viaggio abbiamo incontrato Tenzin, all’epoca 19enne, e Pema, che si erano appena sposati. Non sapevo ancora che la loro casa sarebbe diventata la mia, che le nostre figlie avrebbero dormito insieme e che io, in un rito speciale, sarei diventata “la Sorella di Spirito” di Pema. Eravamo completamente inebriati dalla bellezza, dalla gentilezza degli abitanti, dal misticismo dei riti e dalla loro pura allegria. Ma abbiamo anche visto la loro estrema povertà. Abbiamo trascorso un mese nel Mustang ospitati dalla famiglia di Tenzin e Pema. Non hanno voluto in cambio nulla, neanche un centesimo. Mi ricordo il nostro addio, all’alba, dove piangendo ho regalato a Pema una cosa a cui tenevo molto, una piccola croce di poco valore, ma per me molto importante e ho visto le lacrime scendere sul viso della mia nuova amica, e ho sentito che aveva capito. Sapevo che non l’avrei rivista presto".

Kasia Smutniak: "Pietro Taricone voleva fare qualcosa per la cultura Mustangi"

Pietro Taricone ha preso a cuore quelle persone così umili ma sempre accoglienti e  ha deciso che doveva fare qualcosa per loro:

"Pietro, stranamente silenzioso negli ultimi giorni, per tutto il viaggio di ritorno non ha fatto altro che parlare. Diceva che dovevamo fare qualcosa, noi che siamo dei privilegiati, che dovevamo aiutare quella gente povera, ma ricca di spirito. Che la cultura Mustangi era troppo preziosa e che non si poteva stare fermi a guardare, aspettando che scomparisse del tutto. Perché il mondo appartiene a tutti e tutti ne siamo responsabili. E che: «Porca miseria, dobbiamo fare qualcosa!». Ci siamo promessi che saremmo tornati presto".

L'arrivo della loro bambina, però, rese impossibile organizzare subito un nuovo viaggio. Il tragico destino di Pietro Taricone impedì che l'attore si recasse di nuovo in quel luogo che aveva tanto amato:

"Poi le cose sono andate diversamente. Io sono rimasta incinta dopo pochi mesi, poi la bambina era troppo piccola per affrontare un simile viaggio, poi il lavoro, il mutuo, la vita. Qualche settimana dopo la morte di Pietro ho ricevuto una telefonata. Era Tenzin. Aveva camminato un giorno intero per poter raggiungere un posto dove c’era il telefono. Voleva sapere come stavamo e dirmi che avevano fatto una Puggia, una preghiera dei monaci tibetani che può durare per diversi giorni, per lo spirito di Pietro. E ho capito che era arrivato il momento di “fare qualcosa”. Otto anni dopo, con una figlia, sono tornata a casa di Tenzin e Pema con una forte motivazione ma senza un’idea precisa".

L'idea poi prese forma. Costruire una scuola nel nome del suo compagno scomparso. Ancora oggi, l'attrice è attivamente impegnata in questo progetto.

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