Kasia Smutniak replica a Salvini: “L’Italia non è razzista, ma ci state convincendo del contrario”
Qualche giorno fa, Kasia Smutniak ha rilasciato una bella intervista al settimanale Grazia. Nelle sue parole, tutto l'amore per la figlia Sophie e per la famiglia che, con tante difficoltà, è riuscita a mettere su con il produttore Domenico Procacci, con il quale oggi ha ristabilito il suo sistema di priorità. La Smutniak, però, ha anche rivolto parole d'amore per l'Italia, parlando di com'è stata accolta nel nostro paese e di come oggi non lo ritenga un paese razzista: "Ho vissuto in tanti Paesi, mi considero un po’ zingara, ma di un fatto sono certa: in Italia non c’è odio razziale, anche se qualcuno vorrebbe convincerci del contrario. I problemi semmai sono altri. Qui sono stata accolta a braccia aperte quando la Polonia non faceva ancora parte dell’Unione europea e io, per rinnovare il permesso di soggiorno, dovevo mettermi in fila alle cinque del mattino".
L'intervento di Matteo Salvini
Di tutta risposta, alle prime ore del mattino di ieri, era intervenuto Matteo Salvini, come vicepresidente del Consiglio: "Sono straniera e qui sono stata accolta a braccia aperte. In Italia non c’è odio razziale, anche se qualcuno vorrebbe convincerci del contrario. I problemi semmai sono altri". Fa piacere vedere che anche nel mondo del cinema c'è chi usa il buonsenso…" ha twittato il noto ministro dell'Interno, strizzandole l'occhio a distanza.
La replica di Kasia Smutniak
Ma Kasia Smutniak non ha voluto essere fraintesa ed è tornata alla carica per puntualizzare quanto, evidentemente per lei in primis, non avrebbe mai voluto fosse letto come un appoggio all'attuale situazione politica, pregna, a suo parere, di intolleranza e mancata accettazione della diversità:
Ah beh, qua tocca precisare. Nonostante i miei 20 anni in Italia evidentemente ancora non mi si capisce. Nella mia recente intervista su Grazia intendevo dire: non credo che l'odio razziale faccia parte del dna di questo Paese, non definirei Italia un Paese razzista. Questo è quello che ci vuole far credere qualcuno, che per pura propaganda politica, lavorando sull’intolleranza, la non accettazione, la chiusura, ci sta convincendo del contrario, ci sta portando all’idea che questo sia davvero diventato un Paese razzista.