Mi chiamo Leone Lucia e faccio l’influencer
Tra le notizie più chiacchierate delle ultime ore, la nascita di Leone Lucia, il figlio di Fedez e Chiara Ferragni, ha largamente meritato il primo gradino del podio. Non solo per chi ha palesato la propria partecipazione alla lieta novella, ma anche (e forse soprattutto) per chi ha visto la venuta al mondo del bambino, anticipata da mesi di selfie con ecografie e ostentazione di genitorialità, come un momento di sfogo per poter mostrare la propria insofferenza.
Più di 20 profili non ufficiali su Instagram
Fatto sta che al momento della stesura di questo articolo, se si scrive "leonelucia" nella barra di ricerca di Instagram vengono fuori più di una ventina di profili non ufficiali dedicati al figlio di Fedez e Ferragni (chiamarlo per amore di sintesi "Raviolo", come il soprannome scelto dai genitori, è una abitudine in cui vorremmo evitare di cadere). A occhio e croce sono invece 5 le foto di Leone Lucia finite sino a questo momento online tramite i popolarissimi canali del rapper e della fashion blogger. Il suo percorso di vita sembra segnato sin dal primo giorno, con la strada già spianata per una carriera da influencer, icona di stile a sua insaputa, sulla scorta del royal baby George.
È legale pubblicare foto dei propri figli sui social?
Su tale questione, ovvero la sovresposizione dei minori sul web da parte dei genitori, l'opinione pubblica tarda ad avere un'idea chiara o, se non altro, fatica a considerarla come una questione urgente. A intercettare il potenziale problema è stata, in particolare negli ultimi mesi in magistratura italiana. Nel settembre 2017 c'è stata una sentenza del Tribunale di Mantova nella quale a una donna è stata intimata la rimozione dei contenuti, sulla base di un concetto: occorre l’accordo di entrambi i genitori per postare materiale di quel tipo.
Poi, con una sentenza del 23 dicembre 2017, un giudice di Roma che ha condannato una madre all'obbligo di cancellazione delle foto di suo figlio 16enne, aggiungendo un corollario importante, ovvero la pena del pagamento di 10.000 euro se non avesse rispettato la sentenza. Il giovane, trovandosi all'interno di una situazione di separazione tra i genitori, si era visto pubblicare un'immagine sui social da entrambi i genitori, che poi sul web hanno sciorinato l'intera vicenda giudiziaria. Dinamica che lo aveva messo a disagio fino al punto di chiedere di potersi trasferire a studiare negli Stati Uniti.
Il caso Santiago, figlio di Belén e Stefano De Martino
Cosa c'entrano con tutto questo Chiara Ferragni e Fedez, Belén Rodriguez e Stefano De Martino o tante altre coppie vip che pubblicano con una certa frequenza foto dei loro figli minori sui social? In termini legislativi, stando a quanto riportato su, non si tratta di una violazione, perché di fatto ci deve essere per forza un tacito accordo tra Fedez e la Ferragni, così come tra la showgirl argentina e il suo ex marito ballerino e conduttore, prima che vengano pubblicate foto di Leone Lucia o Santiago su Instagram o Facebook. E' tutto legale, ma siamo sicuri che sia "normale"?
Il rischio emulazione
Nomi come questi sono persone capaci di influenzare le enormi masse che assistono quotidianamente alla narrazione delle loro vite, vera o artefatta che sia poco importa. E l'influenza conduce inevitabilmente alla normalizzazione di un comportamento, dunque all'emulazione. Non è un giudizio morale, ma non è un caso che loro stessi abbiano avuto dovuto affrontare impreviste conseguenze: la Rodriguez, ad esempio, che forse ha più familiarità di chiunque altro con la vicenda, si è trovata talvolta oggetto di polemiche, (come questo caso piuttosto assurdo) legate all'effetto suscitato dalle foto di Santiago sui suoi follower.
In un articolo sull'argomento pubblicato da Wired, è contenuta una frase illuminante: "[…] I diritti dei minori sono stati stravolti dalla transizione tecnologica e siamo ancora lontanissimi dallo sviluppare un’ecologia del loro rapporto con gli ambienti digitali in cui trascorriamo gran parte delle nostre giornate". Parole che fanno intuire quanto, in un ambiente inquinato da una parziale disinformazione commista a un po' di sano protagonismo, l'abuso indiscriminato dell'immagine dei propri figli possa generare degli effetti imprevedibili sulle vite dei figli stessi (e anche su quelle dei genitori) soprattutto se si considera che un contenuto postato su Facebook non è mai un contenuto privato. Potremmo chiuderla con il classico claim "non provatelo a casa", ma preferiamo un invito buonista, che vale per questo come per qualsiasi ambito: mostriamoli i nostri figli, ma facciamolo con moderazione.