Marco Mengoni ricorda il periodo in cui pesava 95kg: “È stato un riscatto, ero fragile”
Una star della musica italiana. Un performer come pochi. Un ‘prodotto' da talent, che nel tempo ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per essere trattato da vero artista, degno di un traguardo da 10 milioni di visite su Youtube. Un talento quello di Marco Mengoni, classe 1988, di Ronciglione, in provincia di Viterbo. Marco ha vissuto momenti di forte fragilità nella sua adolescenza, a tal punto da riuscire a relazionarsi bene con i suoi coetanei. Come Tiziano Ferro, è arrivato a pesare 95 kg e il disagio che ne conseguì divenne motivo di chiusura. Il racconto, sulle pagine di Sette, trasuda sofferenza tutt'oggi:
Non vuoi mai uscire, metterti a confronto con il mondo. Tanti motivi, che vedendoli oggi, mi metto a ridere. Ma se sei una persona sensibile vivi questa cosa con molta più pesantezza. […] Forse è un riscatto: in alcuni momenti di fragilità della vita, che possono essere stati anche stupidi e banali, era fondamentale avere un punto d’appoggio. Io non l’ho avuto. Attraverso canzoni e video come Guerriero a Esseri umani, non faccio altro che parlare di cose che ha vissuto chiunque abbia subito discriminazioni nella propria vita.
In passato, oltre ad avere una fisicità ‘ingombrante', ha fatto i lavori più disparati, tra i quali anche quello del barman. Una professione di tutto rispetto, che al tempo gli ha consentito di crescere anche umanamente, essendo stato un ragazzo molto introverso e riservato:
Oggi adoro la professione di barman, ma l’odiavo. Avendo io vissuto un’infanzia molto solitaria, per me trovarmi di fronte a persone che ti chiedevano 50mila tipi diversi di caffè, cornetti e succhi di frutta, interfacciarmi con loro, io che ero uno che se ne stava in camera sua con la sua scrivania, le sue casse e le sue cuffie, era molto difficile. Il primo mese è stato disastroso. Anche lì, ovviamente, cominci dal basso: non mi vergogno di dire che ho pulito, per tanti mesi, dei gran gabinetti… Poi sono andato più avanti, e mi sono ritrovato dietro il bancone. Dove il vero lavoro è stato parlare con tutto il mondo. Uscire allo scoperto. Beh, ce l’ho fatta.