Maria Nazionale e la Napoli degli stereotipi a Domenica Live
Maria Nazionale, la rivelazione dell'ultimo Festival di Sanremo, nel salotto della domenica di Barbara d'Urso. Un incontro tra napoletane, con la conduttrice che non perde l'occasione per ostentare tutta la sua napoletanità. E lo fa, come al solito, in un modo fittizio, artefatto, tra una parola storpiata in dialetto e i soliti "uè, uè" di rito, utili in questo momento storico per la città, soltanto a rafforzare certi brutti stereotipi.
L'intervista a Maria Nazionale, dopo aver mostrato alcuni momenti significativi della sua carriera, tra questi una partecipazione di una giovanissima Maria al Festivalbar del 1986, si parla della morte di suo marito, quando lei aveva solo 30 anni. Una confessione che aveva già rilasciato in settimana a GrandHotel. Poi l'incontro con Francesco Sigillo, suo attuale compagno, dal quale ha avuto un bambino, e quindi la rinascita. Ma professionalmente Maria Nazionale non è mai morta, anzi. Una carriera fulgida, sempre amata e sostenuta dal suo pubblico di casa, che ha avuto con il successo di Sanremo la sua giusta consacrazione.
Il servizio su Napoli, solito stereotipo. Quello che non funziona è, ovviamente, il servizio che Barbarella ha confezionato per lei. Un'inviata gira per le strade di Napoli per far cantare canzoni neomelodiche ai napoletani. Certi napoletani. Accuratamente scelti, tra tanti. Ancora una volta si mostra una Napoli stereotipata, la Napoli del popolino, quella dei barbieri e dei bottegai, ai quali non viene dato nessuno spazio se non il margine di qualche secondo di gorgheggi incomprensibili. In giornate dove la città è dilaniata dai problemi, ci si aspetta ben altro da una napoletana come la D'Urso. Questa mattina, ad esempio, c'era una bella manifestazione su quel che resta di Città della Scienza. Perché la D'Urso non era lì?