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Marini sulla separazione da Cottone: “Volevo un figlio, ma non aveva mai tempo”

Valeria Marini ha confessato al settimanale Chi i motivi profondi della sua separazione da Giovanni Cottone. Stando alle sue parole, alla base pare ci fosse anche l’insofferenza per una gravidanza che, per problemi di tempo, tardava ad arrivare.
A cura di Eleonora D'Amore
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La separazione tra Valeria Marini e Giovanni Cottone dopo poco più di anno dal loro matrimonio ha catalizzato l'attenzione dei media, che si sono particolarmente concentrati, com'era inevitabile che fosse, sulle cause scatenanti la rottura. Se in un primo momento si era parlato di rapporto non consumato con conseguente richiesta di annullamento alla Sacra Rota, ora sulle pagine del settimanale Chi si parla di desiderio di maternità inespresso. È Valeria Marini a confidarsi con la redazione dell'amico Alfonso Signorini e ad esprimere il suo immenso dolore rispetto ad una presunta trasformazione durante il matrimonio, che le avrebbe cambiato partner di vita e ridimensionato le aspettative insite nella loro unione dopo il fatidico sì:

L'ho sposato per amore, ma dopo le nozze si è trasformato in un altro uomo. Volevo un figlio, ma di figli non c'era il tempo di parlarne. Ho sbattuto la faccia contro l’amara realtà, avevamo una concezione diversa del rapporto matrimoniale. Ma a lui così andava benissimo. Io mi sono voluta sposare davanti a Dio da credente per quel “per sempre” che avrei voluto ripetere all’infinito. Ma da quel giorno non ho più pace (…) Posso solo prendere atto che il nervosismo, la distanza, un certo temperamento arrogante, in colui che era diventato mio marito sono prevalsi di colpo.

Un velo di solitudine pare che l'abbia avvolta dopo i primi mesi di matrimonio e da allora nulla sarebbe stato più come prima. La nota showgirl ha ammesso di aver sacrificato una parte importante del suo essere, quella cioè che voleva un figlio, per motivi soprattutto di tempo. Poco quello che passavano insieme e prevalentemente incentrato sul lavoro:

La solitudine, per me, è diventata imperante. Lui era sempre in viaggio, e quando era a Roma stava spesso nella casa che aveva affittato al piano sotto la mia. Io desideravo tantissimo un figlio. Ma di figli non c’era il tempo di parlarne. Non vedevo mai mio marito. E quando lo vedevo si parlava solo di lavoro. Con discussioni infinite. E ciao ciao famiglia. Io non sono una che si arrende, sono tenace: ma ho avuto davanti a me un muro di gomma. Con lui la mia vita era tutta un “forse”. Nessuna certezza. Era diventato impossibile continuare dopo quella metamorfosi a cui avevo assistito.

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