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Maurizio Costanzo: “Quando sarà vorrei morire tenendo la mano a Maria, senza soffrire”

A pochi mesi dai 40 anni del Maurizio Costanzo Show, il conduttore rilascia un’intervista al Corriere in cui fa un bilancio della sua vita, professionale e televisiva, trovando nell’iscrizione alla P2 il principale motivo di pentimento: “un grosso errore. Ma gli errori fanno bene e fanno crescere. Non credo a chi dice di non averne mai fatti, che fesseria”.
A cura di Andrea Parrella
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Maurizio Costanzo è una presenza fissa della Tv da decenni, un professionista instancabile che non smette di coltivare i suoi progetti principali. I 40 anni del Maurizio Costanzo Show sono alle porte, con circa 55mila interviste realizzate in vita sua. Numeri di cui ha parlato in un'intervista al Corriere della Sera per l'inserto Sette. Una carriera, e una vita, fatta anche di sbagli che lui non rinnega quando ricorda la vicenda dell'iscrizione alla P2:

Un errore, un grosso errore. Ma gli errori fanno bene e fanno crescere. Non credo a chi dice di non averne mai fatti, che fesseria… Però c’è anche chi, di grossi errori, ne fa due o tre. Io uno: e lo ammetto

Era il 1982 e Costanzo si ritrovò fuori da Rizzoli, dove aveva importanti incarichi editoriali, oltre ad aver perso la direzione de "L’Occhio". Un periodo che ricorda con tristezza: "Giorni e giorni di telefono muto. Ero solo, in quel periodo, nella mia casa romana di viale Mazzini. Poi arrivò la prima telefonata, dopo più di un mese di assoluto silenzio". L'aiuto gli arrivò da una colonna della Rai: "Non lo dimenticherò mai. Di Sergio Zavoli. Che mi disse: la vuoi smettere di fare l’ambasciatore a san Marino? Mi spronò a riprendere, a rimettermi al lavoro. “Diamoci da fare”, mi disse. Ricominciai da zero. Da Videolina a Cagliari e da una tv di San Benedetto del Tronto, facevo le interviste lì".

Costanzo parla anche della sua vita sentimentale decisamente turbolenta, con quattro matrimoni di cui uno, quello con Maria De Filippi, che va avanti da 25 anni dopo 10 di storia. Il conduttore, classe 1938, ha parlato dell'inevitabile e puntuale tema della morte, che lui non fatica ad immaginare, o meglio sperare, che avvenga mano nella mano con sua moglie: "Sì, proprio così. Mi piacerebbe non accorgermene, cioè non soffrire".

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