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Pamela Prati e il caso Mark Caltagirone

Michele Anzaldi su Pamela Prati in Rai: “Se tutto falso, un danno per il canone che paghiamo tutti”

Fanpage.it ha sentito telefonicamente Michele Anzaldi, deputato Pd e membro della Commissione di vigilanza Rai, sull’interrogazione presentata alla Rai in merito all’intervista a Pamela Prati sul gossip del momento, la storia con Mark Caltagirone, presumibilmente fittizia: “Se quella che potrebbe essere anche una storia interessante, si scopre che è falsa, che è fatta per guadagnarci qualcosa, allora diventa grave, molto grave”. E ritorna la questione dello strapotere degli agenti televisivi: “Abbiamo fatto un pacchetto di regole per impedire conflitti d’interesse, ma la Rai non le applica”.
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Il caso di gossip della settimana è diventato una interrogazione presentata alla Rai dalla Commissione vigilanza perché le perplessità sulle dichiarazioni di Pamela Prati negli studi televisivi di "Domenica In", in riferimento al suo matrimonio con Mark Caltagirone, imprenditore del quale si mette in dubbio persino l'esistenza, sono ormai un caso nazionale. Così, dopo il suo post su Facebook, abbiamo ascoltato telefonicamente Michele Anzaldi, deputato Pd e membro della Commissione di vigilanza Rai. È l'occasione per chiarire anche sull'esistenza di un pacchetto di regole votate all'unanimità dalla Commissione per frenare lo strapotere degli agenti televisivi in Rai, questione che si fa ancor più viva qualora i contenuti dell'intervista a Pamela Prati dovessero rivelarsi fittizi. Un pacchetto di norme che però, l'azienda di Viale Mazzini non ha ancora recepito.

Da Dagospia a seguire, è stata messa in dubbio non soltanto l'esistenza di Mark Caltagirone ma anche la notizia dell'affidamento dei due figli alla coppia. Tralasciando il gossip, quanto e come la messa in onda di una intervista presumibilmente fittizia rappresenta un danno per il servizio pubblico?

Se è fittizia o meno, io non lo so. Io pongo una interrogazione a monte, alla Rai, per sapere se questa presenza è stata retribuita o no. Quello che è nelle mie competenze è vigilare sul rispetto del contratto di servizio, quindi la cosa che io chiedo è se è pagata o meno. Se è falsa, la cosa è ancora più grande perché se la Rai ha dato soldi per una intervista falsa, capisce che è qualcosa di grave per i soldi miei, suoi e di tutti i cittadini.

State verificando la presenza di soldi pubblici nel cachet della signora Prati? Come?

Stiamo parlando della più grande fonte di finanziamento della Rai, più della pubblicità. Parliamo del canone che ormai è a evasione zero, lo paghiamo tutti, quindi dovrebbero avere un obbligo ancora maggiore di affrontare tematiche di interesse per la comunità, tematiche da servizio pubblico e di non sprecare neanche un euro. Vediamo la Rai cosa ci risponde ma, se quella che potrebbe essere anche una storia interessante, si scopre che è falsa, che è fatta per guadagnarci qualcosa, allora diventa grave, molto grave. Perché se viene fuori che era tutta una cosa montata ad arte, che dietro ci potrebbe essere un falso fatto per un ritorno economico, se fosse vero sarebbe gravissimo da tanti punti di vista. Perché dimostrerebbe che tutta una infinità di persone che il cittadino paga per fare che ciò non avvenga, cioè lo spreco di denaro pubblico, non funzionerebbe.

La questione mette in luce ancora una volta l'esigenza di applicare quel pacchetto di regole e norme atte a frenare l'ingerenza degli agenti televisivi nei programmi della Rai. Può spiegare ai lettori di Fanpage.it in cosa consiste? E che stimoli arrivano dall'azienda in tal senso?

Dalla legislatura passata venne fuori che tutti i grandi ospiti della Rai vengono gestiti da pochissimi agenti. Questi agenti hanno un potere talmente forte che riescono a dettare le regole.

Ad esempio?

E ad esempio, ti dicono: ‘Se vuoi il personaggio del momento in trasmissione, mi devi dare tot soldi. Poi mi devi dare la coproduzione, cioè l'evento lo devo coprodurre io con la mia società. Poi mi devi ospitare altri miei cantanti o personaggi minori in altre trasmissioni secondarie'. Capisce che diventa un pacchetto gigantesco di conflitti, così. Allora noi abbiamo esaminato la cosa e si è fatto un pacchetto di regole, votata all'unanimità dalla Commissione di vigilanza, che dice che non si può essere nello stesso tempo agente, conduttore, produttore di un progetto. È una cosa ovvia, no?

E, adesso, qual è lo scenario? 

Abbiamo fatto questa cosa, approvata all'unanimità dalla Commissione di vigilanza della Rai e la Rai non l'ha recepita. Ha detto: "Aspettiamo che l'AgCom si pronunci per tutte le televisioni". Sono passati due anni, ho scritto a Cardani (Angelo Marcello Cardani, presidente AgCom, ndr) e, un mese fa, mi ha detto che il testo è stato presentato, e la Rai non l'ha applicato da subito. Abbiamo ancora due, tre signori che la fanno da padrone, che guadagnano cifre mostruose e che dettano tutto, noi abbiamo fatto un regolamento ma non viene applicato da nessuno.

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