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Mila Kunis: “Minacciata da un produttore perché ho rifiutato di posare nuda”

L’attrice Mila Kunis accusa il sistema hollywoodiano di aver praticato discriminazioni di genere nei suoi confronti: “Minacciata da un produttore quando rifiutai di posare nuda”.
A cura di Stefania Rocco
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Nel corso di una lunga lettera aperta pubblicata su “A Plus”, il blog che cura insieme al marito e collega Ashton Kutcher, Mila Kunis racconta con rabbia di essere stata vittima di discriminazione sessuale quando era all’inizio della sua carriera. In prima linea perché la parità tra i sessi sia finalmente riconosciuta non solo su carta, Mila racconta di essere stata oggetto di una vera e propria minaccia, messa in pratica da un potente executive di Hollywood. Sebbene fosse agli inizi la Kunis non si piegò a quelle pretese, pur senza mai raccontare l’accaduto. Lo fa oggi, forte di una fama più solida e della consapevolezza di doversi impegnare in prima persona affinché qualcosa cambi.

La lettera di Mila Kunis

Mila Kunis non è stata l’unica attrice ad aver subito discriminazioni a Hollywood. Dietro la patina dorata che avvolge il più grosso sistema cinematografico mondiale, si cela un sottobosco di individui che continuano a imperterriti a relegare le donne al ruolo di meri oggetti sessuali, da sfruttare in modo che mai ci si sognerebbe di proporre a un uomo. “Rifiutai di apparire seminuda sulla copertina di un magazine per soli uomini allo scopo di promuovere il film” ricorda ancora livida l’attrice, che prosegue: “Il produttore della pellicola la prese male e mi minacciò. Mi disse che non avrei mai più lavorato”. Il destino ha offerto alla Kunis una mano di carte diversa rispetto a quella che si auspicava per lei quell’uomo. E oggi, forte della consapevolezza acquisita nel corso degli anni, Mila denuncia l’intero sistema:

Non ero più disposta a sottopormi a un compromesso al quale, ingenuamente, mi ero già prestata in precedenza. Per la prima volta nella mia carriera dissi no. E indovinate un po’? Il mondo non finì lì. Il film incassò un sacco di soldi e io tornai a lavorare in questa città, ancora, ancora e ancora.

Lo sfogo dell’attrice prosegue:

Nel corso della mia carriera sono stata insultata, messa da parte, pagata di meno rispetto ai miei colleghi uomini, sono stata ignorata dal punto di vista creativo e ridimensionata solo in base al mio genere. Ho sempre cercato di dare a quelle persone il beneficio del dubbio. Forse ne sapevano di più o avevano più esperienza di me? Solo con gli anni ho capito che si trattava solo di stron*ate e, peggio ancora, che mi stavo rendendo complice affinché tali discriminazioni si ripetessero.

“Mi hanno relegato al ruolo di moglie e madre”

Moglie di Ashton Kutcher attualmente in attesa del loro secondo figlio, Mila si è sentita discriminata anche quando, già star di successo, si è sentita relegata ai soli ruolo di moglie e madre, come se fossero solo questi i fattori necessari a determinare il suo valore:

Ho creato la mia squadra formando una società di produzione con tre donne straordinarie. Abbiamo lavorato con persone di qualsiasi genere che ci hanno finalmente trattate da partner con le stesse capacità. Eppure, anche recentemente, abbiamo rifiutato di collaborare con un influente produttore di sesso maschile su un progetto interessante. Quest’uomo aveva inviato al nostro gruppo di lavoro la seguente mail: "E poi Mila è una mega star. Una delle attrici più grandi a Hollywood e presto moglie di Ashton e madre di un bambino!!!". Quella mail riduceva circoscriveva il mio valore solo intorno al mio rapporto con un uomo potente e alla capacità di avere dei figli. Ritirammo subito la nostra partecipazione dal progetto.

Decisa a fare in modo che questo divario si colmi nel minor tempo possibile, l’attrice invita le donne a ribellarsi a trattamenti di questo tipo:

Se succede a me, succede ad altre donne, ovunque e in maniera ancora più aggressiva. Sono fortunata ad aver raggiunto una posizione che mi permette di non scendere più a compromessi e di difendere le mie idee, senza dover temere di non poter mettere del cibo in tavola. Sono fortunata anche perché ho una piattaforma per parlare di questa esperienza, nella speranza di portare un'altra voce dentro il dibattito, in modo che le donne nel loro posto di lavoro possano sentirsi un po' meno sole e un po' più in grado di reagire.

E infine, quale ultimo affondo destinato a quel produttore che l’aveva umiliata, Mila conclude: “Lavoro ancora in questa città, ma non voglio lavorare con voi”.

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