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Niccolò Bettarini: “Volevano ammazzarmi, ma lo rifarei ancora: darei la vita per i miei amici”

Niccolò Bettarini racconta il momento dell’aggressione subita e che sarebbe potuta costargli la vita. Il figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini conferma di essere stato riconosciuto dai suoi assalitori. “Volevano ammazzarmi” ricorda, raccontando quei terribili momenti. Poi, confermando di essere intervenuto nella rissa a difesa di un amico, ammette: “Lo rifarei, darei la vita per i miei amici”.
A cura di Stefania Rocco
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Niccolò Bettarini racconta alla Gazzetta dello Sport l’aggressione subita a fine giugno, quando un gruppo di assalitori lo ha ferito con 11 coltellate che sarebbero potute costargli la vita. Il figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini ricorda bene quegli attimi di terrore e conferma la versione secondo la quale i suoi assalitori lo avrebbero riconosciuto come figlio di personaggi famosi:

Al momento di uscire, era quasi mattina, ho notato con la coda dell’occhio le solite baruffe, routine tipiche della movida milanese all’uscita dei locali. Era ora di rientrare a casa ma dall’altra parte della strada la mia amica Zoe ha iniziato a chiamarmi urlandomi che stavano picchiando il nostro amico Andrea. Tre ragazzi lo accerchiavano e così mi sono buttato su di loro per difenderlo. Da lì è iniziato il finimondo. Sono arrivati altri ragazzi, mi hanno aggredito. Ho sentito che mi avevano riconosciuto e “volevano ammazzarmi” perché sapevano chi fossi. Erano dieci. Ho tentato di difendermi e parare i loro colpi. Mi ricordo di essere caduto a terra e Zoe si è buttata sopra di me per proteggermi da quella furia di violenza. Non si sono fermati, l’hanno riempita di calci. Volevano la mia vita, era chiarissimo. Sono tutte persone che hanno un passato di crimini e risse. Mentirei se ora dicessi che quel gesto avventato che poteva costarmi la vita me lo potevo anche evitare. Lo rifarei ancora e ancora. Darei la vita per i miei amici.

Le reazioni di Stefano Bettarini e Simona Ventura

La parte difficile del racconto di Niccolò arriva quando il giovane ricorda la reazione della madre Simona Ventura alla notizia della sua aggressione: “Più delle parole ho sentito un pianto liberatorio. E più che il dolore ho sentito il sollievo, la gioia di parlarmi prevaleva sul resto. So che ha passato delle ore terribili, è stata malissimo, e questo mi strazia”. Anche il padre Stefano si sarebbe sciolto in lacrime di fronte allo scampato pericolo:

Mio padre non si era mai fatto vedere piangere in tutta la nostra vita insieme. Appena è entrato in ospedale non è riuscito a trattenere le lacrime.

I suoi sogni per il futuro

Adesso che è stato dimesso e che sta bene, è arrivato il momento per Niccolò di pensare al futuro. Spera ancora di poter fare il calciatore e vincere più di quanto abbia fatto il famoso padre all’epoca in cui calcava ancora i campi di calcio: “Il mio sogno è fare il calciatore e vincere più di papà. Ho avuto due anni difficili con alcuni infortuni mentre mi allenavo con la Triestina a cui sarò sempre eternamente grato perché mi ha dato la possibilità di riprendere a giocare. Il mio idolo? Paolo Maldini. Squadra del cuore? Il Milan. Il miglior giocatore del mondo? Cristiano Ronaldo, un modello. Aveva la fame di arrivare. Sono un ragazzo fortunato ma la fame ce l’ho anche io. Sono stato cresciuto con dei valori solidi, e come dice mia madre: ‘Crederci sempre, arrendersi mai’".

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