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Rocco Siffredi e la prima volta sul set: “Una figuraccia, venni subito e rovinai il film”

In un’intervista a Il Fatto Quotidiano, il re del cinema hard italiano racconta gli inizi di carriera, l’imbarazzante prima esperienza in un film e gli aneddoti più curiosi di un mondo che “non è triste, solo molto complicato”. Un mondo che descriverà nel suo nuovo reality “Casa Siffredi” e nel talent “Siffredi Hard Academy”.
A cura di Valeria Morini
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"Non mi sono mai pentito di nulla, lo rifarei 50 milioni di volte, la pornografia mi ha dato tutto". Così Rocco Siffredi si racconta a cuore aperto, in un'intervista rilasciata al Fatto Quotidiano. Dagli inizi nel mondo del cinema hard al matrimonio con Rosza Tassi, da cui ha avuto i figli Lorenzo e Leonardo (che starebbe valutando la possibilità di seguire le orme paterne). Fino alla scelta di lanciare "Casa Siffredi", docu-reality in onda dal 15 marzo su La5, e il talent "Siffredi Hard Academy", trasmesso dal 29 marzo sullo stesso canale, in cui spiegherà le basi del mestiere le nuove leve:

È un lavoro di gruppo che serve a far masturbare felicemente qualcun altro, non certo una gioia né una vera scopata. Non c’è godimento o, almeno, è rarissimo. Nel porno non c’è un solo orgasmo che esca dallo stomaco. È un gesto meccanico. Un calcolo che precede e contiene l’istinto. Vieni quando devi per esigenze di scena, non quando sei felice.

Eppure, lavorare nel cinema per adulti è sempre stato il sogno di Siffredi, che racconta come tutto è cominciato:

Da adolescente trovavo sul ciglio della strada i giornali porno buttati dai camionisti. Strappavo quelle sopravvissute all’uso e le portavo nello scantinato di casa mia per sfogare la fantasia con la mia bella sega giornaliera. Avevo 13 anni. A 16 ho chiesto a mio fratello che lavorava in Francia se conosceva qualcuno nell’ambiente, a 20 ho iniziato.

L'esordio di Rocco: "Feci una figuraccia"

Dopo aver passato le notti a studiare per ottenere il diploma e "avere il posto fisso alla Sip" assicurato dallo zio, questi si rimangiò la promessa. Rocco partì così per la Francia, dove esordì in "Belle D'Amour" prodotto da Marc Dorcel. Una "prima volta" decisamente imbarazzante:

Mi aveva dato una sola scena da interpretare. Dovevo aprire la porta di un meraviglioso appartamento parigino nel XVI arrondissement e pronunciare poche battute. Ma appena entrato, vidi le attrici francesi e austriache in lingerie e tacchi a spillo e persi la testa. Erano fiche inaudite e il cervello andò in ebollizione. Era come se tutti i lunghi anni di masturbazione nello scantinato di Ortona e le seghe a milioni che mi ero fatto si fossero materializzati all’improvviso. Mi sentii in paradiso e mi dissi: “morirò qui”. Temendo il peggio mi chiusi in bagno per toccarmi, ma fu inutile. Una volta in scena venni in meno di  2 minuti. Ricaud provocava: “Non vale niente”. Dorcel era furibondo. Ripeteva: “Mi hai rovinato il film” e intanto investiva Pontello al telefono: “Ma chi mi hai mandato? E questo sarebbe lo stallone italiano? È un dilettante”. Dalla fantasia di un giornaletto ero passato a un mondo in movimento. Non c’era più una fotografia fissa, era tutto vero. Veri i mugolii, vere le cosce, vero il pelo. Non ci capii niente, incassai senza fiatare gli insulti di Pontello: “Mi hai fatto fare una figura di merda” e pregai Dorcel di concedermi un’altra opportunità: “Vediamo stasera- rispose-ma solo se non finisco troppo tardi”.  Cercai di calmarmi, scesi alla brasserie per bere  4 camomille e quando perdonato tornai sul set, finalmente, ogni cosa andò per il verso giusto. All’epoca la bellezza non era dirimente. Potevi essere brutto e grasso, ma ti si doveva drizzare. Solo quello contava. Sono stato fortunato.

"Il mondo del porno non è triste, solo complicato"

Dall'alto della sua lunghissima esperienza, Siffredi descrive l'imperscrutabile universo del cinema a luci rosse:

Ma il mondo del porno non è triste, è solo molto complicato. Non è il paese dei balocchi, è diverso da come ce lo si immagina e per chi ci lavora, lo scarto tra pensiero e pratica può essere fatale. Ho conosciute donne traumatizzate e ragazzi che si sono sparati, ma anche tanta altra gente che sta bene, che si è divertita e che oggi magari fa altro perché ha deciso che ne aveva abbastanza.

Un mondo nel quale Rocco si è fatto anche dei nemici: "Dalle attrici che volevano farmi fallire: “A Rocco oggi lo facciamo diventare moscio” ai colleghi americani che pur di vedermi crollare telefonavano ai produttori spacciandosi per me: “Sono Rocco, ho trasmesso l’Aids a mia moglie e ai miei figli, mi voglio suicidare”. I produttori mi chiamavano a notte fonda: “Rocco, non lo fare, per l’amor di dio”. E io, allucinato: “Ma non fare che cosa?”".

"Ho un senso di colpa verso Rosza e i miei figli"

Nel 2015, Siffredi ha lasciato definitivamente la recitazione, restando nel settore porno come produttore. Lo ha fatto per la moglie e per la loro famiglia, pur senza rinnegare nulla del proprio passato.

Un lavoro dovevo pur farlo, il sesso mi piace e sono stato con più di 5.000 donne, ma ho fatto un’analisi profonda su me stesso, ho acquisito tante consapevolezze e nonostante io non possa vivere senza sesso, ancora oggi so di avere qualche senso di colpa nei confronti di mia moglie. Stare con lei e avere i nostri figli è stato il mio film migliore in assoluto. Rosza è molto intelligente e non è gelosa del set. Lo conosce, sa che nel porno i sentimenti non esistono e che alla fine si tratta solo di carne in primo piano.

Il ricordo di Moana Pozzi

Infine, Siffredi ha ricordato Moana Pozzi, icona dell'hard anni 90 morta nel 1994.

La vidi un mese prima che morisse, divorata dal tumore, mentre con grandi occhiali scuri si faceva sorreggere per non cadere. Pesava 40 chili. Con Moana c’era una bellissima amicizia. Era educata e sensibile, in fondo molto triste. Mi sceglieva come partner perché sosteneva avessi l’aria del bravo ragazzo. Nel mondo del porno, Moana si è sempre sentita un pesce fuor d’acqua.

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