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Sonia Bruganelli: “Mi va stretto essere considerata ‘la moglie di’, ho fatto tanto altro da sola”

Sonia Bruganelli, imprenditrice, personaggio social e moglie di Paolo Bonolis, confessa che l’etichetta di “compagna di” ha finito per starle stretta: “Ho fatto anche molto altro da sola”. E a proposito delle risposte puntuali che scrive sui social quando viene accusata di ostentare la sua ricchezza, precisa: “A onor del vero devo dire che rispondo perché posso permettermelo. Non devo lavorare o piacere per forza”.
A cura di Stefania Rocco
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Ospite a Matrix Chiambretti nel corso di una puntata dedicata alle persone che hanno il coraggio delle proprie azioni, e non c’è dubbio che questo sia il suo caso, Sonia Bruganelli, precisa per la prima volta alcuni aspetti che cominciano a strale stretti. Imprenditrice da più di 20 anni, titolare di una società che si occupa di casting e produzioni televisive, Sonia puntualizza che l’appellativo troppo semplice di “moglie di” comincia a strale stretto: “Dopo 20 anni mi va stretto essere considerata solo la moglie di Paolo Bonolis, ho fatto anche altro da sola”.

Il motivo dell’indifferenza all’odio sui social

Sonia è diventata in più di un’occasione bersaglio della rete. Cominciò tutto lo scorso anno, quando pubblicò sul suo profilo Instagram una foto scattata a bordo di un aereo privato. Da quel momento viene sistematicamente accusata di ostentare la sua ricchezza, a danno di chi non può permettersi di fare altrimenti. A quegli attacchi Sonia risponde sempre in prima persona, per niente intenzionata a smettere di pubblicare ciò che più le aggrada. Ne spiega a Matrix i motivi: “Mi diverte molto provocare e prevedere le reazioni delle persone che mi seguono. Sulla rete è più facile essere cattivi perché non ci metti il viso e non guardi in faccia le persone mentre gli scrivi cose terribili”.

I motivi del suo atteggiamento

A onor del vero, ed è lei stessa a usare questo preciso accostamento di parole, specifica che provocare determinate reazioni la diverte solo perché è consapevole che può permetterselo. Il suo è, in sostanza, un invito a fare altrettanto soltanto se si beneficia di una condizione altrettanto privilegiata: “Ero in quell’aereo con degli amici, stavo prendendo in giro uno di loro. Se ho un bell’orologio  e lo indosso non vedo cosa ci sia di male. Non devo fingere. È sbagliato evitare di mostrare perché equivale a insegnare agli altri a fingere. La politica lo insegna: facciamo tutti finta di essere buoni, sotto tono e poi facciamoci i cavoli nostri senza che nessuno lo veda. Io non ho necessità di compiacere nessuno, di piacere alle aziende o ha un pubblico. Ho la ricchezza, oltre a quella economica, di poter dire e fare quello che voglio e lo faccio. Lo faccio perché ho le spalle abbastanza coperte. Non devo lavorare per forza, non devo piacere per forza. Dal mio punto di vista è facile rispondere”.

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