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Teo Teocoli: “Da piccolo papà mi picchiava. Droghe? Ne ho provate tante”

Il grande comico si racconta senza pudori, dall’infanzia difficile con un padre-padrone alle gioie e delusioni in tv, passando per l’epoca d’oro degli anni 60 e 70, tra le folli notti romane e il Derby di Milano, un flirt con Veruschka e la cocaina.
A cura di Valeria Morini
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Si racconta senza pudori né ritrosie Teo Teocoli, in una lunga intervista pubblicata sul Corriere della Sera. Dall'infanzia complicata all'invidiabile carriera che ne ha fatto un'icona della comicità italiana, fino agli aspetti più controversi (come l'uso di droghe) e l'allontanamento dalla televisione. Protagonista di "una vita esagerata" che ne ha forgiato il carattere, spesso duro e litigioso, Teocoli è ora sereno grazie alle quattro donne della sua vita: "Mia moglie Elena e le mie figlie Anna, Chiara e Paola che m’hanno cosparso di zucchero". E il ritorno a teatro gli sta facendo vivere, a 71 anni, una seconda giovinezza artistica.

Uscire dalla televisione all’inizio m’ha fatto incavolare ma ora sono felice: canto, racconto storie, mi chiedono di fare Peo Pericoli e Caccamo e io zac glieli faccio. Dopo i bis con i ragazzi dell’orchestra si prende la macchina, un panino al formaggio, minerale e via a casa alle 5 del mattino. Mi sento di nuovo giovane.

L'infanzia difficile: "Ero un disadattato"

Nato a Taranto da genitori calabresi, Teocoli si trasferì a Milano a 5 anni. Da bambino, la sua esistenza non fu esattamente serena:

La facilità allo scontro mi arriva da un’infanzia difficile. Mamma veniva da una famiglia di giostrai, papà era andato in Marina sotto le bombe inglesi. Dopo la guerra siamo sbarcati a Milano, zona Niguarda-Fulvio Testi a quei tempi quasi campagna. Mamma cuciva in sartoria, papà non lavorava e non si vedeva mai, meglio perché quando arrivava mi picchiava di brutto: il classico padre-padrone. Ero un disadattato: di fronte al bidello in divisa ho pianto per ore, facevo fatica a scrivere e leggere, non capivo nemmeno il concetto di proprietà. Mi chiamavano terun, africa, baluba, altro che non incazzarsi..! È un miracolo che sia arrivato a ragioneria perché non ho mai studiato niente, giuro. M’intortavo le prof, facevo ridere anche loro.

La popolarità arrivò negli anni Sessanta, con la pubblicità, i primi show, la musica: "Papà veniva spesso in teatro, soprattutto in camerino, a chiedermi soldi. E io pronti, l’accontentavo: era pur sempre mio padre. Mamma ha vissuto di più e m’ha visto ai massimi". Quindi, i 17 lunghi anni al mitico Derby di Milano, sempre con quel carattere spigoloso: "Ho sempre agito d’istinto e anche per ignoranza non ho mai saputo confrontarmi serenamente con gli altri".

"Ho rinunciato a Paperissima, il copione faceva schifo"

Tanti gli aneddoti raccontati da Teocoli sul suo rapporto con la tv, dalla lite con Silvio Berlusconi ("Ero uscito da Antenna 3 con un bel successo, mi aveva fatto promesse mai mantenute") e quello con la produttrice Mediaset Fatma Ruffini:

Pretendeva di fare la regista, tagliava gli sketch. Con me non va bene. Ho rinunciato a un miliardo e mezzo di lire a Paperissima perché il copione faceva schifo.

E, ancora, la delusione per non essere stato richiamato da Fabio Fazio a Sanremo  ("ma con Fazio non puoi litigare, è di gomma") e l'episodio con Paola Ferrari alla Domenica sportiva: "Stavo parlando di Ronaldo e sul più bello lei m’interrompe! Feeling zero, ho lasciato subito lo studio".

Le droghe: "Non ne vado fiero"

I racconto più interessanti riguardano però quegli anni Sessanta e Settanta vissuti intensamente, che Teocoli li ricorda senza peli sulla lingua: "Erano sesso, droga e rock and roll, atmosfera pazzesca, libertà, niente senso del peccato". Tra l'altro ci fu un periodo "estremo" vissuto a Roma con Franco Califano ("In realtà Franco era più romantico di quello che sembrava: s’innamorava"), in cui accadde di tutto:

A Roma nel ‘69 recitavo in Hair con Loredana Bertè e Renato Zero, stavo in scena anche completamente nudo e non faccio per dire ma… Beh insomma nel dopo spettacolo si uniscono Veruschka e Marisa Mell, una più bella dell’altra e entrambe assai interessate: la serata l’ho poi… finita con Veruschka. Mi ricordo invece proprio agli inizi due filarini semiplatonici con Wilma Goich e Orietta Berti. Orietta dormiva dalle suore!

Era il periodo della libertà e dello sperimentare, del resto. Anche in fatto di droghe:

Va bè, gli spinelli non li contiamo, uno dei più belli con Califano l’abbiamo fumato dopo Italia-Germania 4-3. Ho provato la metedrina, usata ai tempi da molti studenti sotto esami per studiare di notte. C’era talmente tanto da fare, come si poteva dormire? Risultato, occhi spalancati tre giorni di fila e da lì mai più. Cocaina? La prima pista ci ho starnutito su come Woody Allen in Io e Annie e m’hanno guardato storto. Poi ho imparato a non starnutire ma dire che m’abbia preso seriamente sarebbe una bugia. Fra l’altro la roba che circolava era meno pericolosa di quella di oggi. Comunque non ne vado fiero e alle mie figlie ho parlato chiaro.

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