Valentina Dallari: “La mia verità su Andrea Melchiorre, gli uomini sanno essere davvero spietati”
È trascorso solo qualche giorno dal momento in cui Valentina Dallari ha lasciato la clinica in cui è stata ricoverata per 8 mesi. Una diagnosi pesante, la sua: disturbi alimentari. Dopo essere sprofondata in una spirale che le ha fatto temere per la vita e che ha spinto i suoi cari a ricercare un aiuto professionale, Valentina sta bene, finalmente. Su Fanpage.it aveva raccontato per la prima volta di essersi ammalata di anoressia e su Fanpage.it torna oggi, diversi mesi dopo, per documentare la sua rinascita e aiutare quelle giovani donne che, com’è accaduto, rischiano ogni giorno la vita per inseguire un ideale di bellezza che non esiste.
Ci siamo sentite l’ultima volta pochi giorni prima del tuo ingresso in clinica, quando coraggiosamente confessasti il nome del disturbo che fu all’origine dei tuoi problemi di salute. A 8 mesi da quel momento, come stai?
Diciamo molto meglio. Psicologicamente sono cresciuta tanto e sono riuscita ad avere la consapevolezza necessaria per combattere la malattia. Attualmente sto frequentando 3 volte a settimana il Centro Diurno della Residenza, che serve per accompagnare il paziente alla fine del suo percorso a tornare alla vita. Sono molto legata a quella residenza, professionisti si sono presi cura di me come una figlia.
Di recente hai pubblicato un post in cui parlavi dell’anoressia come di una persona, distaccandotene poco alla volta. Qual è stato il momento esatto in cui hai compreso che Lei aveva smesso di avere presa su di Te?
È difficile dire che sia sparita del tutto. Ancora la sento, ovviamente riesco a controllarla e mi stanno ancora aiutando proprio per questo, ma è sempre lì dietro l’angolo. È davvero come una persona che si impadronisce della tua mente, del tuo corpo e dei tuoi occhi.
Come trascorrevi le giornate all’interno della clinica in cui sei stata aiutata?
Alloggiavo lì 24 ore su 24. Eravamo in 20. Facevamo 4 pasti al giorno accompagnate dal dietista. Ognuna di noi aveva la propria equipe di dietisti, nutrizionisti e psicologi per supporto e per monitorarci giorno per giorno. Le giornate erano suddivise in diverse attività che erano mirate a ritrovare la serenità mentale e quindi fisica. Gruppi di psicologia, gruppi di musicoterapia, gruppi artistici e gruppi sulla gestione delle emozioni dove potevamo esprimerci e raccontare la nostra storia.
Di recente, nel corso di una diretta Instagram, hai dichiarato che una frase del tuo ex compagno Andrea Melchiorre avrebbe contribuito a scatenare i tuoi problemi. Lui ha risposto difendendosi e augurandoti ogni bene. Cos’è accaduto?
Mi dispiace essere stata fraintesa. Non ho assolutamente incolpato lui dell’inizio della mia malattia. Ho detto che ha contribuito sicuramente, quando mi diede pubblicamente della cellulitica o quando nel privato mi diceva che mangiavo troppo. Questo, più altri fattori esterni come anche i social network, il mio vissuto e passato, mi hanno portato lentamente nel vortice dell’anoressia.
Esiste la possibilità che possiate perdonarvi a vicenda?
Non ho assolutamente interesse nel perdonarlo. Gli uomini sanno essere davvero spietati.
In che modo si riconoscono i primi segnali dell’anoressia?
Arriva un giorno in cui tocchi il fondo e ti chiedi come ci sei finita. Spesso parte da una semplice dieta, ma è tutta una questione psicologica. In un modo assolutamente involontario sentirsi più leggera fisicamente illude che ci si possa sentire leggera anche nei pensieri. Ho conosciuto tantissime ragazze che hanno sofferto di DCA (disturbi alimentari, ndr) e purtroppo non te ne rendi conto finché qualcuno non te lo fa notare. Ma l’importante è fidarsi e farsi aiutare, si presenta come una gabbia dorata ma è sempre una gabbia dalla quale uscire da sola è veramente impossibile. Si può guarire!
Quanto incide in un percorso di recupero il sostegno che ti è stato manifestato sui social network negli ultimi mesi?
Ho avuto molto appoggio dai miei followers, non li ringrazierò mai abbastanza. Mi hanno fatto sentire il calore e la vicinanza giorno per giorno. Chi critica purtroppo non capisce cosa sia questa malattia. Non è una questione estetica, quella è la punta dell’iceberg ma sotto ci sono tante cose irrisolte.
A quale aspetto della vecchia te hai dovuto dire addio pur di ritrovarti?
Rinunciare alla perfezione, perché la perfezione non esiste e purtroppo in questa società apparire conta molto più dell’essere. Ancora non sono soddisfatta del mio aspetto fisico e probabilmente non lo sarò mai, ma so quanto valgo dentro e quanto sono vogliosa di vita.
Com’è, se esiste, la nuova Valentina?
Come un fiore primaverile. Bello, fragile e voglioso di sole.