Virginia Raffaele: “Salgo sul palco per vincere l’insicurezza, non mi sono mai piaciuta”
A giudicare dall'apparizione di ieri sera a "C'è posta per te", in cui è tornata a vestire i panni della criminologa Roberta Bruzzone, è difficile negare che Virginia Raffaele sia la miglior comica italiana del momento. Uno show assoluto e straordinario, quello dell'imitatrice romana, protagonista di un duetto con Barbara D'Urso (quella vera) cui persino la Bruzzone, in passato molto critica, ha reagito con un tweet divertito. Del resto, la consacrazione definitiva della Raffaele è arrivata sul palco dell'Ariston, in cui (grazie alle parodie di Belen Rodriguez, Sabrina Ferilli, Carla Fracci e Donatella Versace) si è imposta come la regina assoluta di Sanremo 2016.
Eppure, come ha spiegato in un'intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, dietro la sua incredibile verve comica, Virginia nasconde in realtà mille insicurezze. È proprio il palcoscenico, e il sostegno del pubblico, ad aiutarla a superarle.
Lo faccio per stare bene e perché chi sta sul palco si nutre di sostegno. Lì mi sento accettata. […] A volte mi chiedo da dove nasca questo bisogno. Da dove nasca la paura di sbagliare, di non piacere, di far rimanere male qualcuno a cui non ti sei saputa raccontare. Devo avere un qualche trauma che riguarda la disarmonia. Più vado avanti e più i contrasti mi destabilizzano. Non sono egocentrica, ma desidero sempre stare in pace con tutti […]. A volte è un incubo, ma fa parte della mia natura.
"Da adolescente mi sentivo inadeguata, ero buffa"
Per la Raffaele (cresciuta in una famiglia circense), l'infanzia e l'adolescenza sono state tutt'altro che facili.
A scuola ero la compagnona, la buffona, quella che stava simpatica a tutti. L’amica preferita dei maschi […]. Non ho mai avuto corteggiatori accaniti. All’epoca mi sentivo un Gremlin. Ero strana, buffa, con ‘ste gambe lunghe, il corpo piccolo, l’apparecchio, gli occhiali… L’adolescenza? Un periodo dominato dall’inadeguatezza fisica, un’era di malinconie feroci.
La Raffaele: "Non sono un'imitatrice"
Il bisogno di trasformarsi in qualcun altro forse deriva proprio dalla difficoltà ad accettare se stessa. Curiosamente, la Raffaele non ama molto il suo aspetto fisico, malgrado sfoggi un fisico che non ha molto da invidiare a quello di Belen:
Mi vedo diversamente. Il naso a patata, le borse sotto gli occhi, le labbra sottili. I denti in fuori. Ho sempre voluto essere qualcun altro. Rispetto gli imitatori, ma i miei personaggi non sono riproduzioni. Io prendo i tratti distintivi, individuo le manie che mi colpiscono, studio il linguaggio e ci disegno sopra una storia. Li sposto dal quadro e li stendo su un’altra tela […]. Tra un trucco e un cambio d’abito, in scena porto sempre qualcosa di me. Ci sono le sfaccettature del mio carattere.
"Il successo? Credo di non aver conquistato niente"
La grande popolarità raggiunta in questi mesi non sembra averle dato alla testa:
In questo lavoro o punti tutto sul tavolo o è meglio che ti ritiri in buon ordine. Io ho puntato tutto fin dai 17 anni, ma adesso che ne ho 35 credo di non aver conquistato niente. Non ho certezze e non riesco a dar nulla per scontato. Come andrà nei prossimi mesi? E che ne so? Credo di essere appena all’inizio, ma se proprio non mi volesse più nessuno e tutto finisse all’improvviso non mi intestardirei e scapperei al caldo. Su un’isola. Cercando l’opposto di quel che ho visto fino ad ora [….]. La guardia è sempre alta perché il successo è una strana bestia. Mio nonno diceva: ‘Vola basso che se sali troppo in alto poi cadi e ti fai male'.
Infine, la Raffaele chiude con un commovente ricordo personale sul Luna Park dell’Eur di Roma dove è cresciuta, fondato dalla madre e dalla nonna (acrobate) e ora chiuso.
Un po’ di tempo fa mi sono intrufolata per caso tra i viali abbandonati […]. In certi stand chi era andato via aveva scritto addio. Ho fatto un giro, ho pianto 23 minuti e poi sono uscita.