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Donatella Rettore: “Ho perso un figlio per un aborto spontaneo, oggi avrebbe 20 anni”

Intervistata da Vanity Fair, la cantante icona degli anni 80 confessa il terribile dramma dell’aborto che l’ha vista protagonista una ventina d’anni fa e che ha impedito a lei e al marito Claudio Rego, suo compagno da quasi 40 anni, di realizzare il sogno di essere genitori: “Mi sono rovinata con le terapie, dopo l’aborto non ho insistito oltre”.
A cura di Valeria Morini
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Raggiunta da Vanity Fair nel corso del Festival Cortinametraggio, la cantante Donatella Rettore ha confessato un aneddoto molto drammatico del suo passato, quando una ventina d'anni fa subì un aborto spontaneo. Un momento molto doloroso, che ha vanificato per sempre il sogno dell'artista e del compagno di vita Claudio Rego di diventare genitori.

Dovevamo avere un figlio di 20 anni, l’abbiamo perso che era ancora nella pancia, e non è accaduto più. Mi sono rovinata di terapie, continuavano a dirci che entrambi stavamo bene ma che non veniva, ed era un mistero. Oltre ancora non ho voluto insistere.

Da allora, non ci sono state altre possibilità e Donatella ha preferito desistere dall'intento, "in tempo per non rischiare di fargli da nonna. Non tutti sono stati bravi come Franca Bettola e Ugo Tognazzi".

L'amore tra Donatella Rettore e Claudio Rego

Nonostante il dramma vissuto, la cantante di successi come "Kobra e Splendido splendente" e Claudio sono uniti da un amore lunghissimo e indissolubile che dura da decenni e che nacque negli anni Settanta. Icona trasgressiva e sessualmente libera che ha segnato la storia della musica ma anche del costume, la Rettore è stata legata per tutta la vita allo stesso uomo:

Il nostro è un amore lungo una vita: è stato il primo, a quel concerto di Alan Sorrenti, sarà l'ultimo. Ricordo di lì a poco sarebbe partito militare. Mi disse: “Hai una voce che merita parole nuove”. Così divenne coautore di tutte le mie canzoni, a parte il periodo di Elton John. Sono passati 37 anni da allora. I miei amici sostengono che io sia la scheggia impazzita e lui quello che mi riporta sulla Terra prendendomi per le orecchie. Forse è così, se in fondo al cuore non ci siamo mai lasciati per tutto questo tempo.

Poi, nel 2005, il matrimonio: celebrato, come racconta con ironia, "per disperazione".

Sono figlia unica, ho perso presto i genitori e ho pensato: se mi ammalo voglio vada tutto a lui, che è la persona che più amo. Così, siamo andati in un convento di Como, dai frati francescani perché il nostro santo è Francesco, un animalista, e abbiamo regolarizzato.

Non ha paura di invecchiare Donatella (classe 1955), che conclude l'intervista parlando della morte, con grande serenità: "A me piacerebbe andarmene in una notte che non mi sveglio al mattino, una sera che ho lasciato tutto a posto". Chapeau.

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