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Edwige Fenech: “Laura Antonelli era fragile, anch’io ho preso batoste ma sono stata forte”

Edwige Fenech, icona della commedia sexy all’italiana, ricorda la collega Laura Antonelli, scomparsa nell’indifferenza generale: “Scrivevano fosse fragile. Anch’io ho preso batoste tremende ma sono riuscita a essere forte”.
A cura di Stefania Rocco
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Produttrice della fiction “È arrivata la felicità” che sarà trasmessa su Rai Uno a partire da ottobre, Edwige Fenech ha cambiato radicalmente stile di vita rispetto a quando era un’icona della commedia sexy all’italiana. Decisa a diventare una produttrice, Edwige ha realizzato il suo sogno in ambito professionale ma, per farlo, ha dovuto affrontare un percorso lungo e tortuoso, ricco anche di delusioni. Intervistata da Repubblica, confessa di essere finalmente appagata ma anche lei, al pari della collega Laura Antonelli, avrebbe subito la “condanna” applicata a chi è giovane e carina. A differenza dell’attrice scomparsa, però, lei sarebbe riuscita a reagire con forza:

Non la conoscevo bene, ma Laura ha vissuto un periodo straordinario, ha lavorato anche con Bolognini, Visconti. Ho sofferto molto quando è morta. Hanno scritto che era fragile, non lo so. Credo che cosa peggiore sia la solitudine, tante hanno avuto vicino persone che non avrebbero mai dovuto ascoltare. Anch'io ho preso batoste tremende, se sei carina e famosa non vieni risparmiata, tutto si paga, ma io avevo un carattere forte, dipende tutto da quello. Il carattere è il tuo destino.

Edwige Fenech: “Sex symbol? Sono una nonna felice”

Più di tutto il resto, però, ciò che appaga Edwige è il fatto di essere nonna. Madre di un unico figlio che ha sempre vissuto in giro per il mondo, ha una nipotina di 3 anni che è la sua felicità:

Ho un amore sviscerato per la famiglia e ho un figlio. È sposato e dico sempre che di figli ne ho due, perché considero sua moglie un'altra figlia. Sono nonna di una bambina di tre anni, è la mia felicità: Edwin fa il manager a New York, prima viveva in Cina. Corro da un aereo all'altro. Essere nonne è bello, le donne non devono avere paura dell'età.

E confessa di avere un unico rimpianto: “Per due volte mi proposero di lavorare in America. La prima avevo vent'anni, non potevo far venire i miei genitori, ero pagata come un'impiegata degli studios. Tra i progetti c'erano due film con Clint Eastwood e Fiore di cactus, il ruolo che fu affidato a Goldie Hawn. Chissà se sarei mai arrivata a girarli. Non ci ho più pensato. Il giorno in cui prendi una decisione mai voltarsi indietro”.

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