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Giulia Calcaterra dopo le polemiche per il salto da 13 metri: “Sono una sportiva, sapevo cosa facevo”

Giulia Calcaterra pubblica un lungo sfogo nelle sue stories di Instagram per rispondere alle polemiche nelle ultime ore sono state alimentate dal post del sindaco di Baunei, Salvatore Corrias: “Se mai avessi letto o saputo di divieti di balneazione e tuffi non mi sarei mai permessa di praticare un’attività che per me è quasi all’ordine del giorno. Sono una sportiva che sapeva ciò che faceva”.
A cura di Eleonora D'Amore
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Giulia Calcaterra pubblica un lungo sfogo nelle sue stories di Instagram per rispondere alle polemiche nelle ultime ore sono state alimentate dal post del sindaco di Baunei, Salvatore Corrias. Quest'ultimo ha chiesto maggior senso di responsabilità a chi visita Cala Goloritzè e ricordato il divieto di rampicata (e di conseguenza anche di fare tuffi): "Non avventuratevi sugli scogli dell’arco, e siate emuli nella prudenza, non nell’incoscienza". Il riferimento alla Calcaterra è stato immediato, visto che il video di giugno, girato proprio mentre si tuffava a picco da quello scoglio a 13 metri, aveva superato il mezzo milione di visualizzazioni, rendendo di facile associazione la coincidenza con l'aumento di incidenti sul posto, per lo spirito di emulazione di cui sopra. L'ultima ad averci provato, Marica Tarricone, 27enne di Milano, è stata trasportata all'ospedale di Nuoro dopo aver battuto violentemente la schiena. Giulia Calcaterra spiega la sua versione dei fatti, a partire dal mancato divieto di balneazione o accesso trovato sul posto fino alla sicurezza del salto, essendo lei ‘una sportiva che sapeva ciò che faceva'.

Avrei voluto fare delle story parlate in cui avrei dato una mia opinione a ciò che sta accadendo a Cala Goloritzè ma preferisco scrivere onde evitare vari taglia e cuci per far passare il messaggio che vi fa comodo perché ormai si sa come funziona la baracca. Preferisco anche esprimermi in questo modo (abbastanza crudo) e non tramite dichiarazioni rilasciate ai giornali che da ieri pomeriggio mi chiedono di commentare quanto sta accadendo in Sardegna da un mese ad oggi dopo il mio tuffo dall’Arco di Cala Goloritzè. L’intenzione è quella di comunicare, non apparire. Premetto che sono anni che pratico questo genere di attività ovunque nel mondo. Per una volta mi trovo a farlo in Italia e succede il finimondo (perché sono ancora etichettata come ex velina e non sportiva). Premetto anche che nel mio piccolo ho sempre portato rispetto per il mondo in cui vivo e che se mai avessi letto o saputo di divieti di balneazione e tuffi non mi sarei mai permessa di praticare un’attività che per me è quasi all’ordine del giorno. Premetto anche che quel giorno (come sempre giustamente) c’erano guardie e sicurezza di turno in spiaggia e nessuno ha impedito quanto accaduto, anzi. Il mio video è stato in primis riportato e ricondiviso elogiando il gesto da decine di siti e pagine, ringraziando di aver ‘pubblicizzato’ la terra sarda a mio modo (perché è questo ciò che faccio e che sempre farò, gli aperitivi fateli voi). Premetto anche che prima di me si sono lanciate almeno 1517281672 persone e che nessuno ha detto mai niente.

"Lo sport non è una vetrina social per apparire"

Lo sfogo continua con un passaggio sul mondo dei social, che a suo parere sarebbe diventato un'immensa vetrina in cui esporsi al miglior acquirente. Un mondo artificiale, in cui conterebbero più le finzioni architettate per apparire che le reali capacità, in cui le singole esperienze di vita sono volute solo per arrivare ad emergere nel bacino di foto e video che ogni giorno vengono pubblicati ‘per puro egocentrismo'.  Nel suo caso, tiene a puntualizzare, era tutt'altro perché lo sport è conoscenza e va svolto con massimo senso di responsabilità.

Ora arrivo io, che pratico tranquillamente questa attività in maniera sicura e soprattutto cosciente delle mie abilità dopo anni di pratiche ovunque nel mondo da qualsiasi altezza, superando anche i 20 metri, sapendo con certezza di non mettere in pericolo la mia vita perché sono allenata e per me quel tuffo è una cosa normale, non un’impresa da record, ma puro e sano sport e divertimento, e per colpa di persone che emulano ciò che non sanno fare, solo per il semplice gusto di farsi vedere, il mio nome deve essere utilizzato come capro espiatorio per giustificare l’idiozia e l’incoscienza dei giovani egocentrici. Ma basta! La verità è che non esiste più la passione per le cose ma solo pura dimostrazione di apparire. Succede anche in altri ambiti: apparire con macchine altrui, ville, elicotteri o jet privati, apparire a un tavolo a porto Cervo quando nemmeno puoi permetterti il tavolo dell’Ikea. Qui però cambia la cosa. O ci si mette passione, impegno, sudore e si impara a fare sport come si deve in modo responsabile oppure la regola dell’apparire non funziona. Faccio questa vita per scelta dopo aver assaporato come gira in altri ambienti, non per convenienza o apparenza. Quindi tenetemi lontana da questo ennesimo schifo mediatico e incentivate i giovani a responsabilizzarsi. Lo sport è conoscenza, non egocentrismo.

L'augurio di pronta guarigione per gli infortunati

Nella chiusura, l'ultimo pensiero è andato in sostegno del messaggio inviato dal sindaco Salvatore Corrias e delle persone che si sono infortunate in queste settimane: "Mi associo alle parole del sindaco di Baunei e auguro una pronta guarigione alle persone che in questo mese si sono infortunate in quel punto. Buon sano sport ed estate a tutti".

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