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Lapo Elkann: “La cocaina è da sfigati, mi drogavo per dimenticare gli abusi. Ora voglio un figlio”

Il rampollo degli Agnelli si racconta senza remore, dall’abuso di droghe (da cui è guarito) alla voglia di amore e paternità, senza tralasciare il finto sequestro di persona per cui fu arrestato e il periodo di abusi subiti da ragazzino.
A cura di Valeria Morini
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Lapo Elkann si racconta senza remore in una lunga intervista sul Corriere della Sera. Dal lungo percorso autodistruttivo con l'abuso di droghe, da cui oggi è uscito definitivamente, all'amore e al desiderio di paternità. Sempre più impegnato come imprenditore, Lapo si è lasciato alle spalle il passato da rampollo viziato e capriccioso della famiglia Agnelli, tutto abiti griffati ed eccessi, e invita oggi a non farsi distrarre dal fascino di certe sostanze.

Io sono una natura eccessiva. E questo è un messaggio che voglio dare a tanti: le sostanze (le droghe ndr) possono abbagliarti ma sono il peggiore amico che puoi avere, perché ti allontanano da tutto. Con loro ho combattuto battaglie terribili, e ho ottenuto la più grande vittoria della mia vita.

Il buio periodo alle prese con le droghe

Il ricovero nel 2005 in gravi condizioni per overdose, i festini, l'accusa di falso sequestro di persona nel 2016: la vita di Elkann è stata costellata di episodi discutibili. Per il neo 40enne (ha raggiunto gli "anta" lo scorso 7 ottobre), la risalita dall'abisso si è realizzata grazie all'aiuto dei medici.

Io sono luce e oscurità, quest’ultima mi ha portato alla cocaina. Pensavo fosse glam. Invece è da sfigati. Mi sono fatto male e ho fatto male. Poi ho incontrato medici geniali, Lorenza Bolzani e Gallimberti e Bonci, italiani per l’appunto, che hanno inventato un sistema chiamato Tms, che agisce sul cervello e allontana il craving, la voglia. Ce l’ho fatta. Si può. Bisogna volerlo. Raccontare tutto questo con leggerezza? Ci provo, ecco. Diciamo che amo viaggiare ma qualche volta mi sono perso perché mi sentivo solo, infelice, ingabbiato. Non mi amavo e non amavo chi ero. Ora, a 40 anni, mi accetto. Avrei voluto succedesse prima ma è andata così.

Lapo ha amato solo due donne: Martina Stella e Bianca Brandolini

Oggi, Lapo sente forte il desiderio di paternità. Proprio questo lo ha salvato: "Il mio "click" qual è stato? Guardando i miei fratelli e i loro figli (John ha tre bambini da Lavinia Borromeo, Oceano, Leone e Vita: Ginevra ha tre figli da Giovanni Gaetani dell’Aquila d’Aragona, Pietro, Marella e Giacomo). Ho sentito il desiderio di averne. Ma io non ho mai amato la mia infanzia. E mi sono detto che così non sarei stato degno di essere padre. Dovevo sentirmi pulito". Tornato single dopo la fine della sua ultima storia con Shermine Shahrivar (anche se recentissimamente è stato paparazzato con Cristina Saracino) e con solo due veri grandi amori alle spalle, Martina Stella e Bianca Brandolini D'Adda, ora aspetta "la donna giusta":

Vorrei fosse forte e avesse una propria vita a prescindere da me. Non sono un soggetto raccomandabile? Lo so, la mia storia può spaventare. Ho amato due donne moltissimo: alla follia Martina Stella che ora è una carissima amica e sono contento di vederla felice sposata e con figli. Lo merita. E sono stato molto innamorato di Bianca (Brandolini ndr). Con loro ho costruito e distrutto. Martina è stata la prima che ha cercato di farmi uscire dalle sostanze. Ma avevo paura di legarmi per la mia diffidenza con le donne, dovuta forse al rapporto non facile con mia madre. Sempre tanti dubbi e quell’ossessione per la perfezione, che non esiste.

Gli abusi subiti in collegio

Tra i motivi che avrebbero la sua infanzia tutt'altro che felice, gli abusi subiti da ragazzo in collegio di cui parlò per la prima volta nel 2013 in un'intervista alla cognata Beatrice Borromeo. Un amico che frequentò lo stesso istituto si è suicidato alcuni anni fa. Proprio quegli episodi sarebbero tra le cause del suo successivo abbandono all'uso di droga.

L’umiliazione di essere abusato ti porta a nasconderlo e ti senti colpevole perché è successo. È una violenza incommensurabile che ti trascina nel meccanismo di autodistruzione: canne, alcol, cocaina, prostitute per non sentire il dolore dentro. Anestetizzarlo a tutti i costi, questo solo contava. Nessuna gioia o divertimento. Solo squallore e tristezza. Ne parlavo con il mio migliore amico, Thomas, che si è ucciso: aveva avuto un problema come il mio e non lo ha mai affrontato. Io, nella disperazione, ho voluto combattere, senza mollare. E sono uscito alla luce.

Ora, Lapo si dice completamente uscito dalla dipendenza, tanto da parlare a cuore aperto dell'arresto per aver simulato il proprio sequestro: "Sono pulito da un po’: New York (un anno fa, il finto rapimento ndr) fu un incidente. Non posso dire nulla. Era un periodo particolarmente violento, aveva scoperto che il mio autista fidato da anni rubava, poi l’arroganza dei miei manager, la mia amica Franca (Sozzani ndr) che stava morendo, come un altro amico. Sotto pressione ho sbottato. E mi sono fatto male".

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