Parla Carvalho, amico di Corona: “I miei avvocati faranno di tutto per tenerlo a Lisbona”
Il caso dell'arresto di Fabrizio Corona si arricchisce di nuovi dettagli, direttamente dal Portogallo dove è stato fermato dalle autorità. Subito dopo aver dichiarato di voler farsi giudicare a Lisbona, perché in tal modo è certo di poter ottenere i diritti umani, arriva la testimonianza del pilota brasiliano Lorenzo Carvalho, amico di Fabrizio che vive a Lisbona, e al quale il paparazzo ha chiesto aiuto. Sulla sua pagina Facebook un messaggio di sostegno per Corona, spiegando come lo abbia aiutato a consegnarsi alla giustizia locale:
La sua testimonianza è confermata sulle pagine di Novella 2000 che lo ha raggiunto per un'intervista. Carvalho è intervenuto subito con i suoi avvocati per assicurare a Corona la permanenza in Portogallo per almeno un mese:
Ora è qui e ci rimarrà almeno per un mese. Con i miei avvocati stiamo cercando di trattenerlo il più possibile. Ho già fatto domanda per andare a trovarlo. Lui vuole restare qui, vuole pagare la sua pena qui, non si fida dello Stato italiano.
Smentendo le stesse parole di Fabrizio che si è detto pronto a combattere negando di aver pianto dopo l'arresto, il pilota ha fatto sapere:
Fabrizio ha paura di tornare. In Italia hanno tutti il sangue negli occhi… Gli ho dato la mia parola che nessuno lo toccherà. Lo dica a tutti: finché è in Portogallo nessuno gli farà del male. Lui ha paura di essere picchiato, ma ora che è assistito dai miei avvocati non gli succederà niente. Domani, saranno in Tribunale per convincere il giudice a trattenerlo qui almeno per un mese. Vedremo…
I dettagli forniti da Carvalho riguardano anche le ultime concitate ore prima dell'arresto, in cui il pilota è stato anche vittima di uno scambio d'identità ed è stato confuso proprio con Corona:
Io non potevo vederlo. Anche perché la sera prima la polizia italiana e quella portoghese sono venute a casa mia. Mi hanno anche puntato la pistola addosso. Mi hanno scambiato per Fabrizio. Ho anch’io una 500, come quella che aveva lui al momento della fuga, e vedendomi senza maglietta pieno di tatuaggi mi hanno “blindato” pensando di averlo trovato. Ho detto subito che ero io. Ho anche invitato i poliziotti a entrare in casa mia, per dimostrare che Fabrizio non era da me. Poi hanno voluto controllare anche nelle altre proprietà della mia famiglia, ma non c’era niente. Fabri mi ha chiamato chiedendomi di aiutarlo a consegnarsi alle autorità portoghesi. Ci siamo dati appuntamento alla ferroviaria di Queluz e ho mandato le forze dell’ordine portoghesi. Ma io non ci sono andato. Non volevo vederlo mentre lo arrestavano e così ho mandato il mio agente.
L'uomo infine rivela che la decisione di Corona di arrendersi è arrivata per salvaguardare la sua famiglia:
Mi ha detto che l’ha fatto per suo figlio Carlos, per sua mamma Gabriella, e per i fratelli. Si è arreso per le persone che gli stanno vicino.
Una decisione quasi eroica che stride con la cronaca dei fatti, secondo la quale Fabrizio era ormai già in trappola, braccato grazie alle indicazioni fornite dal GPS.