Pubblicò le foto hot della Johansson: arrestato Christopher Chaney
Si è conclusa con esito positivo l’indagine dell’Fbi sulle foto rubate a Scarlett Johansson. La polizia americana, al termine di una meticolosa indagine, ha arrestato Christopher Chaney, un hacker bravissimo nel suo lavoro, spesso ai limiti della legalità. L’uomo, 35 anni, è stato arrestato a Jacksonville, il comune più popolato dello Stato della Florida. L’Fbi ha rinvenuto elementi sufficienti a incastrare l’uomo, ritenuto verosimilmente il responsabile dell’invasione ai danni della vita privata di Scarlett.
Solo qualche giorno fa, la richiesta di privacy della Johansson, da sempre molto gelosa della sua vita lontana dalle telecamere, aveva spinto moltissimi suoi fan a riflettere su quanto le è accaduto, non tanto per la pubblicazione delle foto hot in sé – Scarlett aveva già posato in atteggiamenti provocanti prima di quel momento – ma soprattutto per la mancanza di rispetto nei confronti di una donna che si è ritrovata, suo malgrado, vittima di una vera e propria invasione, una violenza vera e propria in grado di provocarle uno stato di ansia costante.
Le foto rubate di Scarlett Johansson
Le foto hot di Scarlett furono pubblicate dai siti di tutto il mondo a metà dello scorso mese. Da quel momento, l’attrice diffidò chiunque dal pubblicare tali immagini, minacciando querele nei confronti di chi avesse anche solo tentato di approfittare di una situazione tanto incresciosa e comprensibilmente imbarazzante. Un mese dopo, quando ormai l’attenzione si è spostata sugli scatti rubati a Madonna, anche lei vittima dello stesso tipo di trattamento irrispettoso, la bionda attrice può finalmente tirare un respiro di sollievo. Chaney, rintracciato dalla polizia federale degli Stati Uniti, è stato posto agli arresti con l’accusa di aver rubato – in un tempo ancora da definire – innumerevoli scatti privati di proprietà di personaggi noti, approfittando della sua abilità con l’informatica. Qualora l’uomo dovesse essere condannato per tutti e 26 i capi d’imputazione che lo vedono protagonista – l’inchiesta per raccogliere materiale sul suo conto è durata circa 11 mesi – rischierebbe una condanna esemplare, pari a circa 126 anni di carcere.