Pupo: “Mi salvai dai debiti di gioco inventando una malattia di mia figlia, mi lasciarono stare”
Intervistato dal settimanale Oggi, Pupo racconta i problemi vissuti all’epoca in cui era dipendente dal gioco d’azzardo. Enzo Ghinazzi non ha mai nascosto le sue debolezze. È riuscito a parlarne pubblicamente, adesso consapevole di essersi lasciato alle spalle quegli anni difficili. Di quei periodi, però, restano vividi ricordi. Tra i tanti episodi richiamati alla memoria, ne c’è uno clamoroso che l’artista sceglie di condividere:
Ho i brividi a pensarci. Nel 1983 un giorno perdo a carte 75 milioni di lire e pago con tre assegni da 25 milioni. Dopo qualche tempo la Polizia fa un blitz e scopre una bisca a Bergamo dove rintraccia i miei assegni e arresta un gruppo di truffatori… Sennonché 7 o 8 anni dopo quella gente esce di galera, si ricorda del mio debito e mi viene a cercare. Nel frattempo però io mi ero giocato tutto. Mi salvai inscenando la mia disperazione e dicendo una bugia squallida: inventai che avevo un gravissimo problema familiare, che mia madre o una delle mie figlie aveva una malattia rara e costosissima. Fui così credibile che rinunciarono.
La carriera da playboy
Dipendente dal sesso, ancora oggi Ghinazzi ha due compagne. Si definisce bigamo, una condizione che in famiglia è accettata con naturalezza. Tantissime le donne collezionate nell’arco della sua vita. Per liberarsi di alcune di loro, confessa oggi, avrebbe dovuto inventare scuse su scuse: “Sono arrivato ad avere una decina di flirt in giro per il mondo e tre, quattro in Italia. Inventavo concerti inesistenti, esibizioni private, riunioni, contratti da firmare. Poi prendevo la mia Jaguar e portavo le mie amanti a Venezia al Cipriani o al Danieli. Quante sberle mi sono beccato perché confondevo i nomi delle donne”.
La dipendenza dal sesso
La fase acuta di dipendenza dal sesso, invece, sarebbe riuscito a lasciarsela alle spalle: “Ora va molto meglio. Ho imparato a governare gli impulsi. In materia ho dato fin troppo: tra masturbazioni e passioni occasionali non mi sono fatto mancare nulla. Ho sofferto non poco: quando dicevo di essere affetto da quella patologia venivo deriso e preso poco sul serio. Ma chi ha vissuto questo tipo stesso problema sa che non è facile uscirne”. E sulla sua condizione di bigamo conclude: “Sarò bigamo anche nell’aldilà. Nella mia cappella ci sarà posto per me, per la mia compagna Patricia, per mia moglie Anna e per le persone che amo”.