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Simona Ventura: “Molti giovani sono arrivati all’Isola dei Famosi già ostili verso di me”

SuperSimo racconta l’avventura all’Isola, dai rapporti difficili con alcuni naufraghi alla vita lontana dalla “civiltà”, che l’ha aiutata a “disintossicarsi da social e smartphone”.
A cura di Valeria Morini
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"La mia vita era diventata non dico borghese, ma lineare. E io non sono una persona lineare, nella normalità non ci sto bene, ho sempre bisogno di emozioni forti. La vita mi deve frustare. Adesso la frustata l’ho avuta, e grossa: forse mi posso tranquillizzare per un po'": a parlare è Simona Ventura, intervistata da "Vanity Fair" dopo la sua avventura all‘Isola dei Famosi 2016. Da conduttrice che portò il reality al successo a naufraga nello stesso programma: il curioso percorso della Ventura e la sua sofferta eliminazione sono l'argomento più in voga di queste settimane. Sul settimanale femminile, racconta di non essere affatto pentita, ma svela qual è la cosa che l'ha fatta più soffrire:

Non sentirmi accettata dagli altri. E non me l’aspettavo. Molti ragazzi dell’Isola sono arrivati già ostili nei miei confronti e, ovviamente, non sono riuscita a instaurare con loro nessun rapporto. Quando giovane lo ero io, mi avvicinavo alle persone più grandi con rispetto, desiderosa di imparare. Adesso molti giovani pensano che dietro la vicinanza ci sia un secondo fine. E mi dispiace, perché io di ragazzi ne ho lanciati tanti, ovviamente quelli che meritavano. Sull’Isola un gggiovane – di cui non farò mai il nome – mi ha chiesto cosa fosse la meritocrazia: non ne aveva mai sentito parlare.

Simona Ventura: "L'Isola mi ha disintossicata dai social"

Eliminata prima dal'ex tronista Jonas Berami e poi, dopo Playa Soledad, da Stefano Nones (di cui racconta di essere diventata grande amica), sembra che SuperSimo non sia più quella di una volta. Forse però è ancora presto per parlare di declino di quella che è stata la conduttrice più richiesta della tv italiana. Dopo essere stata "frustata", la Ventura un successo, almeno sul piano personale, l'ha portato a casa: vivere lontano dalla civiltà l'ha portata a disintossicarsi dall'abuso di tecnologia, dalla dipendenza per smartphone e social network così tipica della società contemporanea. E scusate se è poco.

Un tempo il televoto costava un euro, non esistevano i social, la gente votava per sostenere, non per fare a pezzi. Adesso – e io non lo sapevo – esistono gruppi organizzati sui social che votano contro, per eliminare. La differenza è sostanziale: puoi danneggiare il tuo bersaglio gratis e dire qualunque cosa nascondendoti dietro una tastiera e un nickname. Conosco colleghi bravissimi che se tra 200 mila commenti ne leggono 5 malevoli vanno in crisi. L'Isola mi ha aiutata anche in questo: mi sono resa conto della mia dipendenza da smartphone e social. All'inizio è stata durissima: quando guardavo un tramonto continuavo a pensare che fosse un peccato non poterlo fotografare e mettere su Instagram. Io e Marco Carta ci dicevamo: cazzo, ci vorrebbe il telefono. E fingevamo di averlo in mano e di scattare. Poi ho iniziato a pensare che, con quelle immagini e quei colori, dovevo fare come avevo sempre fatto fino a qualche anno fa: semplicemente imprimerle nella mente e ricordarle. E sono guarita. Da quando sono tornata non ho ancora guardato niente, non ho aperto nemmeno un social e ho deciso che toglierò Facebook e Twitter dal cellulare. Non solo: mi sono data e ho dato nuove regole in famiglia sull’uso del telefonino.

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