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Elena Santarelli: “Non ho mai pianto davanti a mio figlio. Mi strapperei i capelli per darli a lui”

Elena Santarelli parla per la prima volta su un giornale del problema di salute del figlio Giacomo, alle prese con le terapie per guarire da un tumore cerebrale. Lo fa sul Corriere, raccontando la scoperta del male, la terapia, le critiche ricevute: “Il momento più brutto è stato quando andavo a raccogliere i capelli di Giacomo dal cuscino. Ora mio figlio corre, mangia, ride, ha una vita normale al 60-80 per cento”.
A cura di Valeria Morini
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Elena Santarelli racconta per la prima volta su un giornale la drammatica situazione che lei e il marito Bernardo Corradi stanno vivendo: il figlio primogenito Giacomo, 9 anni, sta lottando con grande forza contro un tumore cerebrale. Lo fa sul Corriere della Sera, in un'intervista in cui racconta il dramma della scoperta, la volontà di parlare per sensibilizzare il pubblico sull'importanza della ricerca, il fatto di non aver mai pianto di fronte a Giacomo: "Mai, mai, mai. A volte, mi chiedo: com’è possibile? Ma in certi frangenti, la forza arriva. Io non ho mai trattato mio figlio da malato, gli ho sempre detto che, mentre si fanno le chemio, si studia e questo ha creato una normalità nella mia vita e nella sua". Elena parla, anche nonostante le critiche che in questi lunghi mesi non sono mancate. Parla per chiedere aiuto per la Onlus Heal, e perché "non è detto che un tumore annienti la vita. Ogni caso è diverso, ma mio figlio corre, mangia, ride, ha una vita normale al 60-80 per cento. Vorrei che le mamme avessero speranza".

La diagnosi

La scoperta del male risale al 30 novembre 2017, dopo alcuni accertamenti fatti in ospedale, dettati dall'istinto materno, perché il bambino "sembrava strano": "La cosa peggiore è che non ero presente alla risonanza. Ero stata operata all’anca e avevo stampelle e dolori, è andato solo Bernardo, ma non avevamo sospetti, era un esame fatto per precauzione. Quando mio marito è tornato a casa, gliel’ho letto in faccia. Sono andata in bagno e ho vomitato. Poi, mi sono messa a piangere in silenzio, per non farmi sentire da mio figlio. Giacomo mi ha chiesto di giocare alla Playstation e l’ho fatto. Ho passato la notte su Internet a cercare le parole del referto e a chiamare amici che conoscevano medici".

La chemioterapia

Dopo gli esami, è arrivato il momento di parlare con i medici al Bambin Gesù di Roma, con il terrore nel cuore. "Non potevo non pensare alla morte", racconta la showgirl. Giacomo ha iniziato la terapia, fortunatamente con ottime possibilità di guarire. Elena e Bernardo hanno reagito a questo momento durissimo cercando, semplicemente, di fare la vita di sempre, per "far sentire la normalità a Giacomo".

Senza esame istologico e profilo di metilazione, non puoi prevedere le percentuali di sopravvivenza. Poi, ci sono risonanze che dicono che si è troppo oltre per una cura, ma non è la nostra storia. La paura della morte era solo nella mia testa. La prima sera in reparto è stata la più dura. Non volevo che Giacomo vedesse i bambini intubati, non potevamo dirgli subito: ora fai la chemio, perdi i capelli, combatti le cellule. Ci siamo arrivati piano piano con l’aiuto, fondamentale, degli psicologi. (…) I primi giorni, stavo come una scappata di casa e non è da me. I bimbi sono astuti, ho capito che dovevo farmi la piega, mettere il solito rossetto, anche se mi sentivo giudicata, in ospedale, col rossetto. Ma ho fatto bene. Quando gli do un calcio nel sedere, bonariamente, non mi dice “mamma, ho il tumore”. La malattia non l’ha cambiato molto, ha solo perso i capelli. Ma sono stanca di chi mi dice “tanto è maschio”. Io ragiono con la sua testa e so che ne soffre. Mi strapperei i miei capelli per darli a lui.

Le critiche e i messaggi di affetto

In un momento così delicato, la conduttrice televisiva ha dovuto persino affrontare i giudizi e le critiche sui social, da parte di chi l'ha accusata di non essere una buona madre, di chi l'ha attaccata perché sta parlando pubblicamente del problema, di chi addirittura ha augurato a lei di avere il cancro. Eppure, "sono tante di più le persone che mi esprimono affetto" e lei sta continuando a rispondere ai messaggi di genitori che sono nella medesima situazione o che hanno perso i loro figli.

Mi trovo a dare coraggio agli altri, ma anche io sono ancora nel mezzo del dolore, per quanto sia forte e veda anche gli aspetti positivi, che poteva andare peggio, che non abbiamo problemi economici… A me le lacrime escono quando vedo gli altri bimbi coi papà lontani o che dormono in auto… Non mi piace quando mi scrivono che sono una grande mamma. C’è un esercito di mamme di pari forza e pure lontane da casa. E io ora posso permettermi un tuffo in Versilia e mi sento in colpa, ma posto lo stesso la foto, per dire che non si deve smettere di vivere. Troppi giudicano senza sapere, senza capire. 

La speranza di guarire

Oggi, il bambino sta vivendo la situazione con grande positività ("Quando mio figlio dice che è più veloce di me ad asciugarsi i capelli, penso che, se scherza, abbiamo fatto centro") e continua le cure, che non sono ancora finite ma che stanno dando grandi speranze. Nonostante i momenti di sconforto.

Aspettiamo di sentirci dire che siamo a fine terapia. Non sarà presto. Il percorso è lungo, confidiamo di essere nell’80 per cento che si salva. Il momento più brutto è stato quando, di notte, con la torcia, andavo a raccogliere i capelli di Giacomo dal cuscino, per non farglieli trovare al mattino. Quei momenti erano una pugnalata. Metti al mondo un figlio e vuoi proteggerlo, ma non sai che puoi sentirti così tanto impotente.

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