Fabrizio Corona ha ufficialmente chiesto la grazia parziale
Fabrizio Corona, in carcere da due anni per i procedimenti a suo carico (un cumulo totale per 14 anni di reclusione), attraverso i suoi avvocati ha ufficialmente chiesto la clemenza parziale, ovvero la cancellazione dei 5 anni inflitti per il presunto ricatto ai danni dell'allora calciatore della Juventus e attaccante della Nazionale francese, David Trezeguet. Lo riporta "Repubblica" spiegando che l'ex "re dei paparazzi" ha firmato dal carcere di massima sicurezza di Opera, una richiesta di grazia parziale indirizzata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ivano Chiesa, legale rappresentante dell'ex compagno di Nina Moric e Belen Rodriguez, ha chiesto a Giorgio Napolitano di cancellare dal cumulo delle sue condanne, i 5 anni inflitti per il caso Trezeguet. Così facendo, Corona potrebbe ottenere l'affidamento in prova facendo ulteriore richiesta e scontare così la parte rimanente delle pene definitive.
Sono tantissimi i personaggi pubblici che si sono esposti chiedendo a gran voce che il presidente della Repubblica possa accogliere favorevolmente la richiesta dell'ex re del gossip. Adriano Celentano, in una lettera aperta a Napolitano, invitava a "non inferire su un'anima che sta per risorgere". Anche Fiorello, Antonella Clerici e Marco Travaglio, dalle colonne del Fatto, hanno espresso solidarietà nei confronti di Fabrizio Corona, auspicando che la richiesta possa essere accolta.
La madre: "Fabrizio non deve morire in carcere"
Gabriella Corona, madre di Fabrizio, non si è mai rassegnata all'idea di lasciare il figlio in carcere, senza la possibilità di un affidamento o di una custodia domiciliare ed ha lanciato un ultimo appello:
Io non posso accettare che mio figlio muoia in carcere, non posso. Non è un criminale. Mettano dentro i veri criminali, allora starò zitta. Fabrizio ha seri problemi di salute, il personale sanitario del carcere ha già suggerito per lui misure alternative, per la sua salute. La condanna per il caso Trezeguet, però, ne impedisce la scarcerazione, come per i mafiosi.