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Gabbana: “Non voglio essere chiamato gay, quando mi davano del “frocio” per strada li inseguivo”

Stefani Gabbana si scaglia contro chi tenta insistentemente di cucirgli addosso un’etichetta di genere. “Non voglio essere chiamato gay, perché sono un uomo. Mi sembra incredibile che ancora oggi si usi questo termine” lamenta il celebre stilista.
A cura di Stefania Rocco
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L’intervista che Stefano Gabbana ha rilasciato a Il Corriere comincia dalla parte fondamentale: la richiesta dello stilista di evitare etichette di genere. Infastidito da una classificazione che si basa sui gusti sessuali, Gabbana si dice negativamente assuefatto a questo tipo di atteggiamento. “Non voglio essere chiamato gay, perché sono un uomo. Mi sembra incredibile che ancora oggi si usi questo termine: sono biologicamente maschio” lamenta. La sua richiesta è chiara: “La parola gay è stata inventata da chi ha bisogno di etichettare e io non voglio essere identificato in base alle mie scelte sessuali”. Sono anni che, anche nella vita di tutti i giorni, Gabbana si batte contro un certo tipo di atteggiamento. Agli insulti feroci ha sempre opposto una strenua resistenza, anche fisica, nel caso in cui fosse servito:

Tutti quelli che continuano a identificare le persone in base ai gusti sessuali. Del resto ho sempre fatto così: quando per strada mi urlavano “frocio”, io li inseguivo. Una volta uscendo di casa una macchina con quattro ragazzi mi ha gridato dal finestrino qualcosa del genere. Sfortuna per loro nel frattempo il semaforo è diventato rosso, li ho raggiunti e gli ho detto di scendere dalla macchina. Erano spiazzati.

Il coming out con Domenico Dolce

Gabbana fu uno dei primi stilisti a fare coming out, insieme a Domenico Dolce, all’epoca suo compagno nella vita oltre che sul lavoro. La scelta di vivere pubblicamente la sua sessualità rappresentò un’apertura per l’intera categoria che gli si rivolse in cerca di sostegno. “Diteci come si fa”, “Vogliamo uscire allo scoperto anche noi” chiedevano a entrambi all’epoca.

L’amore con il collega e compagno storico

Con Domenico ha vissuto un amore lungo e totalizzante. Erano già innamorati nel 1981 quando diedero vita al loro marchio di moda. Si lasciarono solo nel 2004, pur continuando a lavorare insieme. “Se fosse per me sarei ancora insieme a Domenico. Sono per la storia della vita, quella unica” racconta oggi ricordando quell’amore. La vita, e una serie di errori, li hanno portati a intraprendere due cammini paralleli:

Nelle relazioni sentimentali ho l’atteggiamento del buon padre di famiglia. Sono affidabile. Poi quando ho scoperto di essere stato tradito mi sono infuriato e ho detto basta. Ma sarebbe potuto succedere anche a me. Domenico ha capito che le sue scappatelle erano state determinanti per la fine della nostra storia. La terapia? Se glielo avessi proposto mi avrebbe detto: “Vacci tu”! Mia madre ha saputo tutto dai giornali, quando ho rilasciato un’intervista a Sette: so di aver sbagliato a non parlare chiaro con lei. Ma era il gioco dei non detti: probabilmente faceva finta di nulla, vivevo da tempo con Domenico e non credo che pensasse che giocassimo tutto il tempo a Scala 40.

La scoperta della sessualità

Oggi Stefano è innamorato. Vive felice la sua storia d’amore con Luca Santonastaso, parrucchiere campano. Sereno e appagato, non pensa al matrimonio: “Non credo nel matrimonio, soprattutto in quello in Chiesa. Sono cattolico e mi chiedo: come faccio a giurare davanti a Dio che quel sentimento durerà tutta la vita? Ora diranno che sono anche contro le unioni, ma non è così. Però io non mi sposerei”. Ricorda, infine, la scoperta finalmente consapevole della sua sessualità:

Io l’ho capito chiaramente a 18 anni. Ero fidanzato con una ragazza di Sestri Levante, mi piaceva da morire. Poi mi è venuta a trovare un weekend a Milano e siamo andati a ballare. Guardavo più gli uomini di lei e allora mi sono detto: “Non posso prenderla più in giro”.

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