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Lory Del Santo: “A 3 secondi dalla morte di Conor mi sono imposta di andare avanti”

Lory Del Santo ricorda la morte del figlio Conor e racconta in che modo è riuscita a superarla: “Mi sono accasciata al pavimento e già lì dopo tre secondi ho pensato: o supero questa cosa o non c’ è altra alternativa che fare la stessa fine”.
A cura di Stefania Rocco
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C’è un dramma nella vita di Lory Del Santo, un trauma che è stato difficilissimo superare: la morte di suo figlio Conor. Aveva 5 anni quando il piccolo cadde dalla finestra di un grattacielo a New York, morendo sul colpo. L’incidente si verificò alla presenza della madre e di una tata. Era assente invece Eric Clapton, padre del piccolo.

Intervistata da “Libero”, Lory racconta in che modo è riuscita a superare quel momento tanto drammatico:

Con un concetto: qual è l' alternativa? L'ho capito all'istante. Era appena caduto ed ero lì. Mi sono accasciata al pavimento e già lì dopo tre secondi ho pensato: o supero questa cosa o non c' è altra alternativa che fare la stessa fine. Buttarsi. Tornare indietro è impossibile, devi trovare una luce che ti porta avanti. Ho una vita sola.

La Del Santo ha espresso in più occasioni il desiderio di adottare un bambino, ma continua a parlare con fatica della scomparsa di suo figlio.

“Ho avuto storie con Galante e Roberto Mancini”

L’intervista diventa più leggera e si sposta sugli amori di Lory Del Santo, quelli insospettabili che non ha mai raccontato. Il primo è Fabio Galante che con lei ci avrebbe provato per 13 anni:

Se uno ci prova così tanto tempo, è giusto che abbia un premio. Una volta è successo, e ha dato il massimo di sé, anche con figurazioni. Di qua di là, si è dato da fare nelle posizioni. Ho apprezzato questo "lavoro" di coreografia, questa sua determinazione a creare un… Avvenimento. Il premio se l' è meritato.

Tra le sue conquiste anche un altro sportivo noto: “Uno solo, una volta, a Torino: Roberto Mancini”. Oggi è felice accanto a Marco Cucolo, toyboy particolarmente passionale:

Per lui un divano, un materasso sgualcito o sudato non contano. A Pechino eravamo in situazioni tremende e lui ci provava, metteva la mano. Ma come gli viene in mente? La trasmissione mi ha sempre incuriosito. Ma ho sottovalutato la difficoltà. Lo stress di non essere eliminata mi creava una psicosi: non dormivo la notte.

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