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Morto Nick Gordon. Fu condannato per la morte di Bobbi Kristina Brown, figlia di Whitney Houston

È morto Nick Gordon all’età di soli 30 anni. Il ragazzo è stato il fidanzato di Bobbi Kristina Brown, unica figlia della cantante Whitney Houston, condannato a pagare un risarcimento record di 36 milioni di dollari alla famiglia per averle dato il mix di farmaci, droga e alcool che le fu fatale.
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È morto Nick Gordon all'età di soli 30 anni. Il ragazzo è stato il fidanzato di Bobbi Kristina Brown, unica figlia della cantante Whitney Houston, condannato a pagare un risarcimento record di 36 milioni di dollari alla famiglia per averle dato il mix di farmaci, droga e alcool che le fu fatale. La morte speculare a quella della madre, in una vasca da bagno in casa sua, con il giovane Gordon e un altro amico al piano di sotto, suscitò un grande senso di smarrimento nei fan. L’avvocato di Nick Gordon, Joe Habachy, non ha voluto rivelare le cause della morte del 30enne, ma si è spinto a commentare gli ultimi anni di vita del suo cliente. "Posso solo dire che è stato davvero straziante aver assistito in prima persona alla totale devastazione che la tossicodipendenza ha provocato a un gruppo di giovani amici, che erano tutti amati e avevano un potenziale immenso".

L'arresto per percosse alla recente fidanzata

Le ultime notizie pervenute su Nick Gordon risalgono al 2017 e non furono belle. L'arresto per percosse alla sua fidanzata di due anni più giovane di lui, Laura Leal, che lo ha accusato di averla malmenata e di averle impedito di tornare a casa sua, in Florida, gli costò titoloni su tutti i maggiori quotidiani nel mondo. E risale sempre al 2017 il ricordo sui social della sua ex fidanzata Bobbi Kristina Brown, con un post strappalacrime nel quale le rivoleva il primo pensiero del mattino e l'ultimo della sera, chiudendo con un ‘Mi manchi, angelo mio' che fece eco sulle copertine dei giornali, vista la condanna a suo carico per la morte della figlia di Whitney.

La versione di Nick Gordon e quella dell'accusa

Nick Gordon, dopo un'incessante battaglia processuale, aveva ammesso di aver litigato con Bobbi Kristina Brown prima che lei entrasse in coma nella vasca da bagno, ma di non averla uccisa, tentando addirittura di salvarla. Nelle carte processuali, però, la versione data dall'accusa fu molto dettagliata e decisamente diversa da quella sostenuta per tutto questo tempo dal 30enne:

L'imputato l'ha aggredita mentre era in salotto, colpendola talmente forte al volto che il divano è stato danneggiato e la sua violenza non ha avuto fine finché Bobbi Kristina non era sanguinante. Dopo, ha continuato a percuoterla finché la ragazza non ha iniziato a gridare, riversa a terra in posizione fetale. L'imputato l'ha trascinata al piano di sopra per i capelli, portandola nella camera da letto e lasciando tracce di sangue lungo le mura della scala. L'imputato le ha somministrato un cocktail tossico, rendendola incosciente, e poi le ha messo la testa in giù in una vasca di acqua fredda, causandole danni cerebrali.

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